I No More Code sono un gruppo lombardo nato fra le province di Varese e Como dal nucleo originario formato da Alex Accardi (voce) e Andrea “Master” Mastromonaco (chitarra solista) che erano amici d’infanzia. Dopo vari cambi di formazione, la band trova la sua line – up definitiva con Erik Piccolo (basso), Marco “Lero” Le Rose (chitarra ritmica) e Andrea “Lussa” Lussana (batteria).
All’inizio il gruppo si chiama Mugshot e inizia a lavorare ai brani del primo album nonostante la pausa forzata dovuta alla pandemia e al conseguente lockdown che rallentano lavori e ricerca di un produttore. Agli inizi del 2021 cambiano il loro nome originale in No More Code e incontrano Pietro Foresti (già collaboratore, di Guns’n’Roses, Korn, Asian Dub Foundation e Unwritten Law) che produce il loro primo album che esce il 22 ottobre per la VREC Music col titolo di Alienation. Il
sound del gruppo fondamentalmente raccoglie elementi dagli album dei Red Hot Chili Peppers e dai Blink 182. Dai primi proviene l’ibrido fra funky, hard rock e punk (ma depurato dalla depressione hardcore), dai secondi il talento compositivo nel descrivere canzoni di vita dell’adolescente medio accostato all’energia melodica necessaria a confezionare ritornelli orecchiabili. Oliati per bene tutti gli ingranaggi del sound (melodia orecchiabile, riff incalzante, rumore chitarristico, ritmica tempestosa), il gruppo si lancia in una bordata di ritornelli coinvolgenti, in una sequenza mozzafiato che riflette sulla condizione disperata degli adolescenti destinati a crescere loro malgrado ma con liriche insolitamente erudite (tutto l’album è cantato in
inglese) che si ispirano ugualmente alle vignette adolescenziali dei primi anni Sessanta (soprattutto quelle dei gruppi hard rock) e alle cronache intime di Jonathan Richman ma con ben altra verve ed energia. Tuttavia il loro popcore fa un salto in avanti quando il gruppo sfrutta al massimo un trucco che fa sempre parte del rock, quello di ricorrere a toni e comportamenti infantili (un trucco che Buddy Holly aveva elevata a prassi e che i Ramones avevano ripreso in maniera spudorata). Da parte loro il gruppo pesca a piene mani costruendo pezzo dopo pezzo un’apologia del rock giovanile. Si parte con i boogie hardcore di Animal e Lobotomy, per approdare ai pop punk classici di Kill The Guitar (il singolo apripista), One Last Chance (con una spruzzata di Green Day) e Wolves (che ostenta persino una ritmica ska) passando per l’hard funky di Embittered (il secondo singolo tratto dall’album) e il garage classico di Yesterday. I gioiellini dell’album sono il grunge pop tenebroso e romantico di Shadow Of Your Trails (con il batterista impegnato in un atipico tempo dispari) e l’hard rock finale alla Black Sabbath di Spiderweb forse troppo colpevolmente (o troppo intelligentemente ?) lasciato in fondo a chiudere l’album. Anche se imprigionato nei cliché del genere, l’album tuttavia è ben suonato con due o tre ideuzze che possono fare comodo in futuro e testi che non mancano di spunti di riflessione. E qui forse il passaggio ai testi in italiano in futuro non sarebbe una cattiva idea.
di Alfredo Cristallo