Per chi si fosse perso l’articolo sul precedente lavoro degli Artico (l’album s’intitolava Uscirne Illesi pubblicato nel novembre 2020 e l’articolo era del 19 gennaio 2021) qualche breve notizia sul gruppo. Gli Artico sono una band cosentina nata su impulso di Yandro Estrada (batteria) e Ignazio Nisticò (chitarra) entrambi provenienti dai Camera 237 a cui si aggiungono Francesco Clarizio (chitarra) e Ettore Giardini (voce, basso). Si sono formati ai primi del 2019 e il loro esordio live è del mese di marzo dello stesso anno. Dopo aver partecipato con buoni risultati a svariati festival
regionali entrano in studio per registrare il loro primo LP Uscirne Illesi che mise in luce il loro sound apocalittico e catastrofico vicino tanto al noise rock quanto all’hardcore più estremo statunitense degli anni Novanta (il loro debito verso i Fugazi era particolarmente evidente). A distanza di quasi due anni il gruppo è ritornato con la pubblicazione di un EP (3 brani per poco più di 7 minuti di musica) intitolato Non Siamo Gli Unici che esce il 26 marzo del 2022 per la Duff Records/Non Ti Seguo Records. Rispetto al precedente lavoro, la band mantiene la ritmica tempestosa e
incalzante, le chitarre affilate e devastanti e il cantato viscerale al limite del collasso psichico (un programma simile a quello dei gruppi di Steve Albini: Big Blak, Rapeman, Shellac) ma lo immergono in un’atmosfera più carica di tensione che da un lato ne esalta la potenza drammaturgica e dall’altro lascia l’ascoltatore in attesa che qualcosa possa sempre accadere ma che non necessariamente accade (come nei migliori thriller). La rabbia dell’hardcore viene quindi incanalata in un flusso sonoro che dilaziona all’infinito lo sviluppo del brano nell’indulgere voyeuristicamente nei suoni che dovrebbero risolvere il brano in un modo nell’altro: l’urlo rabbioso e liberatorio oppure il deliquio silenzioso dell’eroinomane all’ultimo stadio. In un certo
senso il sound del gruppo delinea il passaggio dal trash hardcore a un punk d’avanguardia che si muove flessibilmente fra i vari stati di nevrosi descrivendo alla fin fine una realtà senza speranza; mutatis mutandis è come se gli Artico avessero deciso d’ispirarsi meno ai Negazione e più ai Franti (due dei maggiori gruppi dell’hardcore torinese degli anni Ottanta).
Proprio a quest’ultimi s’ispiran infatti la title-track che risolve in un’odissea tragica un brano che altrimenti sarebbe una classica slamdance alla Dead Kennedys. L’incedere panzer di Sottosopra è un altro esempio: non raffigura l’assalto delle forze corazzate ma lascia intravvedere il loro lento e inesorabile avvicinarsi alle linee nemiche. La sgraziatissima (volutamente sgraziatissima) cover di Territorial Pissing annegata fra i clangori delle chitarre esacerba il dolore e la potenza drammatica del brano dei Nirvana riscoprendone il lato assordante, spigoloso e arroventato degli inizi. Il formato disperato, frenetico
ed emotivo dell’intero lavoro sembra preludere quasi a una forma di resa all’ineluttabile, una scelta stilistica ben definita dal passaggio nelle parti cantate dall’urlo al recitato tutti e due calati in un’atmosfera d’inestinguibile dolore. L’album è uscito in digitale e su cassetta a tiratura limitata.
di Alfredo Cristallo