I LambStonE sono un gruppo milanese formatisi nel 2016 con una line-up di 5 elementi: Alex “Astro” Di Bello (voce), Giorgio “Dexter” Ancona e Ale “Jackson” Ancona (chitarre), Andre “Illo” Figari (basso) e Andrea “Castello” Castellazzi (batteria). Hanno esordito con il full-lenght LP Hunters And Queens uscito nel 2017 per la Vrec/Audioglobe. Hanno portato il loro primo LP in giro per l’Italia in svariati tour prendendosi la soddisfazione di partecipare al Pistoia Blues Festival e al Rock In The Park Festival di Milano per poi aprire due date del reunion tour degli L.A. Guns. Hanno iniziato a registrare il nuovo LP nel 2019 ma a causa della pandemia hanno dovuto aspettare fino al 4 marzo del 2022 per arrivare a pubblicare Higher Deeper che è uscito ancora per la Vrec/Audioglobe. Il sound del gruppo con i loro riff arrembanti, la voce di Astro rauca ed evocativa e la ritmica marziale riesuma i fasti del grunge e del post grunge del ventennio 1990-2010. Come già succedeva nel grunge, in generale le loro scelte armoniche riprendono oleograficamente il sound dell’hard rock degli anni Settanta: l’influenza dei Led Zeppelin è fortissima nei riff stentore di chitarra, nelle cadenze lente e feroci e nella ritmica truculenta e marziale. D’altra parte le loro sequenze di fraseggi lenti e sincopati e il tono melodrammatico del canto li elevano a portavoce di un rock rivoluzionario che funge da colonna sonora per una generazione sottoproletaria tanto angosciata quanto lo fu quella che generò il grunge dell’area di Seattle.
Come in quel caso il loro grido di dolore è estremamente sincero e si pone completamente all’opposto degli atteggiamenti intellettuali del grunge dell’East Coast (i Fugazi ad es.) e della California. In questo senso i LambStonE riflettono il disprezzo dell’attuale generazione per le convenzioni, i valori morali, le ideologie, la politica, i buoni sentimenti, la vita borghese. Il nuovo LP percorso da cupe premonizioni urlate al vento (come facevano ai loro tempi i Black Sabbath prima e i Green River dopo) sono una serie di brani spesso accoppiati che rileggono i canoni stilistici del grunge forse non con eccessiva fantasia ma sicuramente con forti dosi di onestà intellettuale. La scaletta dei brani prevede quindi brani grunge a passo di pow wow (Waste, Home), grunge epici (Higher) e marziali (Sign Your Name, una cover di Terence Trent D’Arby), grunge sofferti che stillano sangue fra le note di chitarra e le fratture vocali di Astro (Falling, My Siren, Deep dalle tonalità notturne), grunge tempestosi (Rain, Tribute) e finalmente un blues lento e tenebroso come Revenant (dedicato all’omonimo film). Il nuovo LP della band onora a modo suo la maturità artistica che i Pearl Jam raggiunsero con No Code e la classicità dell’hardcore con venature pop che gli Husker Du raggiunsero con Warehouse. La produzione artistica è di Pietro Foresti (già attivo con Guns And
Rose, Korn, Asian Dub Foundation e Unwritten Law). L’album è uscito in CD e in vinile in tiratura limitata con copie autografate.
di Alfredo Cristallo