Minru è il progetto solista della polistrumentista e cantante svedese Caroline Blomqvist. Nata a Goteborg, ha sviluppato una precoce passione per la musica. Ha imparato a suonare prestissimo la chitarra (il padre era chitarrista e aveva un buon numero di chitarre a casa) ripetendo per ore e ore l’introduzione di Stairway To Heaven (il capolavoro dei Led Zeppelin). Ha frequentato il liceo musicale a Goteborg e ha suonato in vari gruppi locali prima di trasferirsi in Germania. Laggiù ha suonato con Tuvaband, Adna e Tara Nome Doyle. Ha pubblicato per la Pacaya Records nel 2019 il suo primo EP (6 brani) intitolato Yearnings da cui sono stati tratti i singoli Windmills e Climb. Passata poi sotto l’ala della Morr Music, storica label indie berlinese (ha prodotto i Notwist, i Lali Puna, i Mum, Soley, Pascal Pinon) specializzata in musica elettronica e shoegaze ambientale ha pubblicato l’1 luglio 2022 il suo primo full-lenght LP Luminality.
Preceduto dai singoli Secret Sins e Light End, l’album è un incantevole esercizio di folk ambientale costruita attorno a strati avvolgenti di chitarra acustica, pianoforte ed archi eretto a testimonianza del dolore di Minru per la perdita di una persona cara. Il sound di Luminality è caratterizzato da suoni elettronici sognanti suonati su tastiere minimali, e fragili armonie che stanno a metà fra il pop da cameretta, il country intimista (Secret Sins a metà strada fra Neil Young e gli American Analog Set) e le vignette elettroniche di Brian Eno (la nube elettronica di Dawning a metà strada fra i Tangerine Dream e i Pink Floyd di Atom Heart Mother che si chiude con una serenata per piano e voce e tocchi puntillisti di archi). Fondamentalmente Minru introduce una sua teoria dell’arte basata sulla dicotomia infantile/sofisticata enfatizzando l’aspetto introspettivo a discapito di quello musicale che negli arrangiamenti risulta infatti caleidoscopico (stili e temi musicali sono spesso compresenti nello stesso brano). Le sue canzoni sono volta per volta litanie angeliche, incubi freudiani trasudanti nostalgia e insicurezza, pop ambientali e classicheggianti carichi di riferimenti soprannaturali (Infinity alla Kate Bush), incursioni in atmosfere gotiche e noir (Wildfire un duetto fra chitarra e tocchi indolenti di piano fino a intonare un requiem a passo di valzer rallentato memore del Rock Bottom di Robert Wyatt, il blues strascicato di In Between che si muove fra tocchi di synth-pop e contrappunti tenebrosi di piano) e infine in acquerelli impressionisti languidi, dimessi e struggenti (Metamorphose, Into The Well) ma ancora capaci di assumere una dimensione metafisica eppure vivida. Questo studio quasi elegiaco di composizione e decomposizione vicino allo stile della musica rinascimentale trova il suo zenith nel lied da camera per chitarra, voce e synth di Light End e soprattutto nel gran finale di Will I Ever Find, un soliloquio intimo vicino alle estasi dei Low per voce e piano elettrico con cori da tragedia greca, percussioni, synth e archi che si inseriscono in successione e in crescendo ma fermandosi un attimo prima di una possibile esplosione finale. Luminality si regge sostanzialmente sulla contrapposizione fra composizioni classiche curate nei minimi dettagli e l’accumulo decostruttivo di stili svariati che danno luce a dilatate ballate psichedeliche: non perché si riferiscano alle droghe ma perché sembrano affogare in una dimensione onirica oppure perché pescano nel subconscio echi ed emozioni di tanti girotondi, filastrocche, fanfare e carillon dell’infanzia. L’album è stato preregistrato in una camera di due sole stanze e in un periodo di tempo estremamente limitato (il che ha impedito alla Blomqvist di perdersi nella sperimentazione) e registrato definitivamente in uno studio di registrazione di Berlino Lichtenberg dove alla Blomqvist (voce, chitarra, synth, synth-bass) si sono uniti Liv Solveig Wagner (violino), Marlene Becher (basso), Povel Widestrand (piano, synth), Sunniva Lillian Shaw Of-Tordarroch (violoncello) e Tobias Blessing (batteria, percussioni). Il disco è autoprodotto con l’eccezione dell’iniziale Dawning coprodotta dalla Blomqvist e Gianni Competiello.
di Alfredo Cristallo