Cesare Malfatti, milanese, chitarrista storico dei Weimar Gesang, degli Afterhours e dei La Crus ritorna con un suo progetto personale tre anni dopo La Storia E’ Adesso (un progetto, recensito su Micsugliando, basato sulla storia del prozio Valeriano Malfatti sindaco di Rovereto e persona di spicco dell’irredentismo italiano fra il 1880 e il 1920 e per questo imprigionato dagli austriaci durante La Prima Guerra Mondiale). Dopo le uscite di A Temporary Lie con Georgeanne Kalweit (marzo 2022) e Turn To See Me dei Dining Room (aprile 2022), Malfatti ha preso spunto da un saggio scritto da Domenico Garelli – suo nonno – uscito nel 1979 e recentemente rieditato, dedicato alle vicende dei catari di Monforte. La vicenda dei catari (gruppo eretico del periodo alto medievale sparso fra il sud della Francia e il nord-ovest italiano) di Monforte scovati dal vescovo d’Alba e spazzati via dalle Langhe in uno dei primi ma consueti stermini religiosi a cui la chiesa cattolica sottoponeva spesso i movimenti eterodossi. La vicenda si concluse con un rogo degli ultimi superstiti a Corso Monforte a Milano. Il disco, intitolato I Catari Di Monforte A Milano, è stato presentato per la prima volta il 30 Agosto proprio a Monforte d’Alba in occasione della rassegna settimana Catara è poi stato pubblicato il 23 settembre 2022 per la Riff Records/Sound To Be. Prodotto interamente e (quasi) interamente suonato e cantato dallo stesso Malfatti (con Chiara Caselli alla seconda voce), I Catari Di Monforte A Milano è un disco livido, decadente e ipnotico che propone una magica rivisitazione della trance psichedelica dei Velvet Underground (accompagnamento frenetico delle chitarre, lamento austero e desolato delle parti vocali, ritmo tribale e ossessivo, tastiere liquide e minimali) aggiornati allo zeitgeist del trip hop di Bjork ma senza cadere mai nelle trappole del mainstream. In canzoni come Credo (con tastiere dissonanti), Al Castello Del Sir e Dio Dov’è (con intro e sottofondo acustico), Milano La Notte (mix fra soul e trip hop con cadenze maciullanti di chitarra e synth) e Davvero Non Sappiamo Cos’è (un deliquio pianistico su trip hop subliminale alla Lali Puna) davvero è arduo trovare tracce dello stile accattivante e condiscendente di Bjork. Al contrario Malfatti preferisce affidarsi di volta in volta a hard blues con ritmiche dissonanti deformate da arrangiamenti a metà strada fra house e ambient e impreziosito da cori classicheggianti (Possibilità), a sambe jazzate (Un Romeo In Lacrime), a soul jazz d’avanguardia (Non Capirai), a pop folk da cameretta che ricordano i tardi XTC (Altrove) e soprattutto a lividi post rock ambientali con tastiere espressioniste (Una Casa, Da Monforte Persona Non Viene A Monforte Persona Non Va, la finale Un’Eresia) che semmai recano le impronte di canzoni spettrali e funeree aggiornate alla tecnologia moderna, textures sonore che costituiscono la vera ragione d’essere della musica, che è atmosfera prima ancora di essere armonia.
Quasi tutti i suoni sono infatti artefatti dallo studio di registrazione, pennellati per diventare puri saggi di registrazione del suono ma mantenendo un’identità sotterranea che è triste e terribile come lo fu la vicenda dei Catari di Monforte. Come già detto le parti musicali sono tutte di Malfatti tranne la chitarra di Filippo Corbella in un solo brano (Al Castello Del Sir), mentre per i testi come già nel suo precedente lavoro solista Malfatti si è affidato alla collaborazione di ben 11fra amici e collaboratori. Esiste anche una versione totalmente strumentale del disco uscita il 20 settembre.
di Alfredo Cristallo