Di Talea (al secolo Cecilia Quaranta), nata a Sesto S.Giovanni ma iesina d’adozione ci eravamo
occupati nella recensione del novembre 2021 quando uscì il suo primo lavoro l’EP Tales che la
proponeva come una moderna versione di cantante folk in bilico fra Sandy Denny, Joni Mitchell e
Jane Siberry. Durante il periodo di pandemia la cantante e polistrumentista ha avuto modo di
creare materiale sufficiente per il suo primo full-lenght LP. Dopo la sua acclamata partecipazione a
X Factor del 2022, Talea ha firmato con la VREC, con cui ha pubblicato i due singoli apripista
Amandoti e Ombre, pubblicando infine l’album Aura che esce il 5 maggio 2023. Aura è un concept
su una patologia ben precisa (di cui Talea ha scoperto di soffrire nel 2017), una forma di cefalea
preceduta da sintomi di tipo neurologico (visioni di lampi, macchie nere scintillanti, deformazione
degli oggetti, oscuramento del campo visivo, indolenzimento di braccia e gambe, disturbi di tipo
afasico) che sfocia alla fine in un’emicrania vera e propria. Il nuovo disco ancorchè ancorato al folk
cantautorale assume connotazioni più elettroniche creando così una nuova forma di pop sintetico.
L’arte di Talea prende l’abbrivo dalle filastrocche sintetiche di Brian Eno e dal minimalismo
cerebrale dei Notwist e degli Spirit Fest per cesellare evanescenti composizioni neoclassiche al
confine fra folk (l’iniziale Tempie acustica e tenebrosa prima di sfociare in un carosello sonoro),
pop sintetico (Vetri, la cupa Stencil, il mix fra trance e hip hop di Rovesciamenti) e avanguardia che
appaiono come l’equivalente musicale di una rivelazione mistica, uno stato mentale alterato che
evoca un’altra incommensurabile dimensione. La fusione di diverse tecniche e la poliedricità degli
arrangiamenti danno modo a Talea di spaziare fra il lied ambientale che si trasforma in pop
sintetico (il trittico di Vuota, Spigoli, Caleido), la traccia ambient di Ombre che si risolve in un trip
hop deformato e rifratto, la cover ammorbidita elettronicamente di Amandoti (che appariva
nell’ultimo album dei CCCP), il folk cantautorale di Sconnessi che si tramuta in un lied per piano e
voce e si conclude in un trip hop romantico ed avvolgente per finire con Bianco in forma di epico e
spaziale salmo funebre. La produzione di Flavio Ferri e la collaborazione con Antonio Aiazzi (il
tastierista storico dei Litfiba) danno modo a Talea di concepire sculture sonore fredde e spigolose
in superficie ma che infondono attraverso la lucentezza dei suoni un senso di tenera emozione che
ribolle sotto dando all’album il cuore di cui ha bisogno per connettersi davvero con la percezione
uditiva dell’ascoltatore. Aura è sicuramente il lavoro di una giovane artista che cresce ed esplora
alla ricerca di nuove sensazioni da approfondire e suoni entusiasmanti in cui scavare..
di Alfredo Cristallo