I Girls Bite Dogs il progetto musicale e multimediale di Flavio Ferri e Fabrizio Rossetti tornano con
una nuova avventura. Si tratta di una nuova soundtrack, ormai la più gettonata forma di
espressione del duo. Prodotto dalla Vrec, esce il 3 marzo 2023 l’album e colonna sonora intitolata
Boriness. Lavoro tanto ambizioso quanto complesso e intimorente impone una domanda
fondamentale fin dalle prime note: come si può davvero comprendere un album tanto elaborato
(seppur compresso in meno di 50 minuti di ascolto) onusto di suoni e arrangiamenti sperimentali e
al contempo retro, o futuristici o semplicemente pop al limite della dancefloor (la sarabanda disco
di My Name Is), di massicce costruzioni e decostruzioni, pensando di poter davvero decodificare
quello che questi quattordici brani potrebbero rappresentare negli anni a venire. Proviamoci.
Boriness pensato essenzialmente come colonna sonora nello stesso senso con cui Badalamenti
aveva pensato la colonna sonora di Twin Peaks è quasi del tutto l’antitesi del rock’n’roll (con
l’eccezione del rock sfrontato e lascivo alla Rolling Stones di Boriness#2).
La musica fa leva su due fattori suggestionanti: gli arrangiamenti che diventano l’equivalente della musica da camera e il canto che diventa l’equivalente sia pur deformato dall’elettronica del lied (Does Ice Burn per piano
atonale e voce e la sua coda Boriness#3 che vi aggiunge l’accompagnamento di elettronica
atmosferica) oppure indulge in forme espressive derivanti dalla tragedia greca (il coro funebre
drammatico infarcito di textures elettroniche spaziali di Boriness#4 e il suo brano gemello
Boriness#5) o dalla musica religiosa (il requiem di Boriness Finale). Aldilà del fattore
suggestionante Boriness è in effetti un’opera retro-futuristica ispirato dal kraut rock degli
Stereolab e dalle intermittenze stranianti e minacciose degli ultimi Orielles. I momenti migliori
arrivano quando il duo si lascia andare a composizioni meno strutturate che estendono la forma
canzone creando sculture sonore che spaziano dalle inquietanti litanie folk rock di Boriness#1 e da
quelle mediorientali di Enemies che ricordano i Transglobal Underground, al landscape sonoro di
I’ve Never Seen The Moon sospeso fra psichedelia e dream pop futurista con accelerazioni
chitarristiche alla My Bloody Valentine e a quello per droni elettronici e piano di Siri, alla fusion
elettronica di Les Sorcieres De Beirut per recuperare un’aura di umile religiosità nel carillon
fiabesco di Waltz. Tutti i brani condividono un’atmosfera orrifica e velenosa ma anche visionaria a
volta deragliata dalla potenza d’urto feroce e traumatizzante di chitarre e tastiere. Nel suo
complesso Boriness è il canto solenne di un’umanità mostruosamente deformata in catacombe
industriali, una tacca più in basso dele metropoli in rovina dei film di Carpenter. Un nugolo di
cantanti (tutte donne) si alternano alla voce: Eileen Khatchadourian, Nikol Kollars, Person Francis,
Aislinn Bouwers, Khaoula Bouchkhi, yasemin sannino, diane fleri.
di Alfredo Cristallo