I Karma sono un gruppo milanese nato nel 1990. La lor line-up che è rimasta stabile fino ad ora è
composta da David Moretti (voce, chitarra, piano, programmazioni), Andrea Viti (basso, moog),
Diego Besozzi (batteria), Alessandro Pacho Rossi (percussioni), Andrea Bacchini (chitarre). Col
nome di Circle Of Karma composero un intero album in inglese senza pubblicarlo. Anni dopo
riadattano lo stesso album con i testi in italiano e lo pubblicano nel 1994 col titolo di Karma per
l’etichetta Ritmi Urbani, iniziando così un percorso musicale che li porterà ad essere un faro
dell’underground psichedelico milanese e nazionale. Due anni dopo esce sempre per la stessa
etichetta esce il loro secondo lavoro intitolato Astronotus che si avvale anche di sonorità etniche e
venderà 22000 copie. Poi improvvisamente il gruppo sparisce dalle scene. Nel 2006 Moretti
partecipa al progetto di beneficenza Rezophonic a cura di Mario Riso interpretando il brano
Spasimo. Nel 2007 gli stessi componenti dei Karma danno vita a un side-project chiamato Juan
Mordecai pubblicando con l’aiuto di vari ospiti (Xabier Iriondo, Gianluca Mancini, Steve
Melchiorre, Max Prandi, Simone Valbonetti, Dave Muldoon e Cristina Viti) l’album Song Of Flesh
And Blood interamente cantato in inglese. Nel 2010 il gruppo si riunisce partecipando al Reamp
festival a Verona e iniziando un tour che li vedrà partecipare anche al MI AMI Festival. Ancora 13
anni e il gruppo si riunisce pubblicando l’attesissimo nuovo album intitolato K3 che esce il 27
Ottobre 2023 per la Vrec Music label anticipato dalla pubblicazione di ben 3 singoli (più altri due
dopo la pubblicazione) e ritornando in tour con l’aiuto di Ralph Salati (dei Destrage) alle chitarre.
Dopo una così lunga pausa (ben 27 anni!) il nuovo disco conferma le capacità e il sound classico
del gruppo arricchito da originali soluzioni melodiche e impreziosito dalle liriche di Moretti. La
band ripropone la ricetta di un hard-rock truccato da sovratoni gotici e classicheggianti. L’album è
un lavoro apparentemente ostico, confuso, oscuro spesso inquietante che fa pensare a una seduta
freudiana ma i cui arrangiamenti sono asserviti in realtà a una solenne e pubblica drammaturgia
(qualcosa di simile alle cose migliori dei Killing Joke). Tutte le canzoni sono impostate a una
dinamica d’effetto intensa, sognante e allo stesso tempo brutale. Spezzoni di blues psichedelico
(Neri Relitti), cadenze tribali alla Bo Diddley (e per estensione alla Gun Club come nella title-track),
dark opprimenti e atmosferici (Luce Esatta, Atlante), soluzioni classicheggianti e spaziali (il coro
gregoriano di Goliath che sorregge un dark psichedelico ed epico arricchito da dissonanze
chitarristiche e riff fratturati che s’immerge in un finale lunare e ultraterreno), grunge rock d’antan
(Corda Di Parole, Monte Analogo) puntellano una tecnica molto personale di riff, cambi di tempo e
improvvise impennate che fanno di ogni brano un’esperienza uditiva da ascoltare ogni volta con
maggiore attenzione. Fanno sensazione secondo questo paradigma brani complessi come la
ballata cupa segnata dai contrappunti di batteria e dalle progressioni di chitarra di Abbandonati A
Te, il folk-raga di Ophelia che si espande su una psichedelia celeste e melodica con frasi
sonnolente di piano ed esplosione finale di chitarra arroventata e la jam finale (11 minuti) di
Eterna (intro paradisiaco per uno space-rock alla Hawkwind con inflessioni da incubo). Il tono
epico-fatalistico e le dinamiche melodiche/rabbiose portano ogni brano a svilupparsi, fermarsi,
morire e poi rinascere un numero infinito di volte, all’apparenza incurante dell’energia propulsiva
che scorre sotto la superficie: pur con tutte le differenze concettuali non si sentiva niente di simile
dai tempi dei Van Der Graaf Generator. Sugli scudi la voce di Moretti (che scrive tutti i pezzi) e la
batteria di Besozzi ma tutti sono a grandissimi livelli. La registrazione alle Officine Meccaniche di
Mauro Pagani è la ciliegina sulla torta.
di Alfredo Cristallo