Gli EEF, acronimo di Early Ettringite Formation ovvero il processo di fusione che danno forma
all’ettringite primaria il composto che dà compattezza e carattere lapideo al cemento, sono una
band marchigiana dedita ad un funk rock con influenze fusion, jazz e soul. Nascono dalla visione
audace di due menti creative, il batterista Mattia Leoni e il chitarrista Umberto Ferretti.
Dopo anni di ricerca e scrittura dei pezzi finalizzata a creare un valido progetto musicale, il gruppo pubblica il
suo primo demo nel 2018 e raggiunge la finale del Tour Music Fest classificandosi al terzo posto.
Partecipano anche al Forum Jazz Live di Forlì condividendo il palco con artisti famosi come David
Weckl e Mike Stern. Nel marzo 2020 completano la registrazione del loro primo album intitolato
Horror Vacui presso lo studio di registrazione Astronave di Recanati. Dopo l’uscita dell’album il
gruppo subisce cambiamenti significativi e nel novembre dello stesso anno si assesta in una line-up
che comprende oltre a Leoni e Ferretti, il bassista Giovanni Golaschi, il sassofonista Leonardo
Rosselli e il cantante Edoardo Gili. Nel corso degli anni successivi gli EEF partecipano a numerosi
concorsi musicali ottenendo importanti riconoscimenti come la vittoria a Una Voce Per San
Marino, il nono posto (su mille partecipanti) all’Eurovision Song Contest, il secondo premio al
Contest internazionale On The Music Waves e il secondo posto al Music For The Next Generation.
Parallelamente lavorano al nuovo progetto pubblicando i singoli Downtown (il brano presentato a
On The Music Waves) nel novembre 2021, What I Should Say nel marzo 2022, That’s My Girl sulle
piattaforme digitali e radio accoppiandolo con un videoclip su Youtube nel dicembre 2023 e infine
Something For You nel marzo 2024. Tutti questi brani fanno da apripista e sono contenuti nel
nuovo album What Eef? (gioco di parole che in inglese significa cosa sarebbe successo se?) che
esce il 7 giugno 2024 per la Bandit Records. Come già detto le radici del sound della band stanno
nella jazz fusion miscelata con elementi rock, soul, blues (Something For You nostalgica e rilassata)
lambendo addirittura il jazz progressive dei King Crimson del periodo Lizard/Island (1970-71) con
brani come Lack Of Reason e Nothing Compares (una variazione della melodia di Nothing
Compares 2 U di Sinead O’Connor). Il punto di forza del sound sta nel modo di suonare della band
che senza essere propriamente improvvisazione di gruppo deriva tuttavia dal medesimo principio
di parità degli strumenti che contribuiscono alla generale economia del suono, ognuno
sviluppando temi sia melodici che ritmici. In questo contesto picchi emotivi vengono raggiunti
quando nessun strumento solista prevale sugli altri. D’altra parte la sezione ritmica si emancipa
dalla funzione esclusiva di dettare il tempo rendendo liberi basso e batteria. In questo modo la
dedizione di tutti gli strumenti all’aspetto testurale della composizione (invece che affidarsi ai ruoli
tradizionali) produce un’omogenea distribuzione del suono. All’interno di questa sintesi il gruppo
si scopre libero di tentare numeri di gran classe con variazioni melodiche e stilistiche che possono
di volta in volta assumere le forme dell’easy listening (Rising Up), del funky (What I Should Say alla
Lenny Kravitz forse il cantante a cui più assomiglia la voce di Gili, il funky metallico alla Red Hot
Chili Peppers di Faded Memory) ma più spesso e più convintamente del jazz rock: notturno alla
Morphine (Reloaded Mind), cerebrale alla Perigeo (In Vino Veritas) o d’assalto alla Mahavishnu
Orchestra (That’s My Girl). Le loro escursioni tanto accattivanti quanto sregolate trovano lo zenith
nel jazz progressive su tempi dispari e basso pulsante funky di Downtown (non a caso il loro
singolo vincente). Con un album convincente e intellettualmente compatto gli EEF fanno rivivere i
fasti del jazz rock italiano anni Settanta (Perigeo, Arti E Mestieri, Cervello, Napoli Centrale).
L’album totalmente autoprodotto è stato registrato sempre allo studio Astronave con i tecnici del
suono Nicola Monti e Alessio Rutili mentre il missaggio e la masterizzazione è opera di Andrea
Bianchini.
di Alfredo Cristallo