I Silky Hearts sono una giovanissima band romana attiva fin dal 2021. La loro line-up in questi tre
anni è sempre rimasta stabile e trova i suoi punti di forza nella potente voce di Delilah Venus
(ovvero Dalila Laganà; voce e piano), nell’aggressività chitarristica di Frank (Francesco Rocchi) e
nella potenza e varietà della sezione ritmica formata da Alexander Kyllinger (Alessandro Pulcini;
basso e tastiere) e dal batterista Danish (Daniele Di Luca). Come già detto la voce gospel della
cantante (una sorta di Grace Slick tardivamente convertitasi alla religiosità del genere vocale)
catalizza l’attenzione sulla musica del gruppo che altrimenti prende come punti di riferimento
l’hard rock e il glam rock modellandoli appunto sulla duttilità della frontwoman e sul suo pianismo
lineare lontano tuttavia della frenesia dei pianisti boogie. Il loro primo disco The Weight Of Fools
preceduto dall’uscita dell’omonimo singolo e da un secondo singolo Beams Of Sound esce il 28
Giugno 2024 per la VREC Music label. Stilisticamente quindi gli arrangiamenti puntano su un’abile
orchestrazione, su arrangiamenti luccicanti e su una teatralità decadente influenzata tanto dal
progressive-rock quanto dall’hard rock più rutilante. I loro brani sono concisi e orecchiabili
assumendo in ugual misura come marchi di fabbrica il tono da vaudeville, l’esibizionismo fatalista
dato dalla potenza vocale della cantante, l’hard rock più canonico. Indecisi su quale direzione
prendere (gruppo hard rock o gruppo da classifica?), la band taglia il nodo gordiano e prende tutte
e due le direzioni. L’inizio è dominato indubbiamente dall’hard rock: da Beams Of Sound con riff
hendrixiani, all’impianto orchestrale che sublima Time To Change, al pop duro con piano alla
Supertramp della title-track. I toni si addolciscono successivamente con la ballad southern rock di
Find The Way, il rock blues di Tell Me con venature hard alla Led Zeppelin e organo alla Jon Lord (il
tastierista dei Deep Purple) per puntare infine su brani melange come la disco pop di Secret Game
con basso funky, i gospel con coretti da barbershop di Tomorrow e Ghost Pub (che però associa il
gospel al soul e può vantare un assolo finale supersonico) e concludere con I Don’t Want, una
sonata per piano e chitarra destinata a introdurre un pop lounge con finale hard rock in crescendo
come se Elton John si fosse avventurato nei territori della musica “dura”. Perché qui sta l’idea di
fondo: la musica dei Silky Hearts prende sostanzialmente le mosse proprio da quel periodo quando
i due generi dell’hard rock e del glam-rock si solidificano, si consolidano e/o s’impongono al
panorama musicale; all’interno di questa scelta produttiva il sound della band finisce per lambire il
romanticismo decadente di Lou Reed e il declino dei valori dei tardi anni Settanta statunitensi
personificati dall’esistenzialismo filosofico di Richard Hell e Johnny Thunders. La produzione è di
Max Zanotti.
Di Alfredo Cristallo