The Devils sono un duo formatosi a Napoli nel 2015. La loro line-up, che ricorda quella dei White
Stripes, si compone di Gianni Blacula (chitarra) ed Erika Switchblade (voce, batteria). Hanno preso
il nome dal film omonimo di Ken Russell e da lì proviene forse il loro aspetto grandguignolesco,
satanico, irriverente sottolineato dal loro stile musicale grezzo e primitivista che accomuna garage,
rock’n’roll e hard rock elevati al massimo del frastuono sonoro. Hanno esordito nel 2016 con
l’album Sin, You Sinners! prodotto da Jim Diamond per la Voodoo Rhythm e da quel momento
sono stati costantemente in tour collezionando negli anni oltre 500 concerti fra Europa, UK e
Canada. Il loro secondo album Iron Butt esce sempre con lo stesso produttore e per la stessa label
del primo l’anno dopo. Rimasti fermi a causa della pandemia COVID per quasi 4 anni hanno rotto
gli indugi pubblicando nel 2021 per la GoodFellas e con la produzione di Alain Johannes (già
collaboratore dei Queens Of The Stone Age, Them Crooked Vultures, Chris Cornell e P.J.Harvey) il
loro terzo album Beast Must Regret Nothing da cui sono stati tratti ben tre singoli (Real
Man/Whistle Don’t Sing che vede la partecipazione di Mark Lanegan, la title track dell’album e I
Appeared To The Madonna): l’album conferma il loro stile selvaggio e trucidamente sexy. Nel 2022
pubblicano il singolo Life Is A Bitch registrato dal vivo e l’anno dopo hanno pubblicato l’album Live
At Maximum Festival che ha segnato l’inizio della collaborazione con la Go Down Records come
label produttrice. Nel frattempo hanno condiviso il palco con artisti del calibro dei Sonics, Jon
Spencer And The Hitmakers, Boss Hog, Mudhoney, GBHpartecipando a numerosi festival europei
incluso l’Azkena RockFestival e l’Helldorado. Sempre con la Go Down Records e con la produzione
di Johannes pubblicano il 9 febbraio 2024 il loro quarto album Let The World Burn Down. Al netto
di una produzione decisamente migliorato, il sound dei Devils continua a rastrellare elementi di
garage, hard rock, voodobilly (Mr.Hot Stuff) e stoner rock. Le loro animalesche e minacciose
cavalcate squarciate da un’overdose di ferocia sonora che enfatizza le loro pose macabre e
truculente scomponendo le convenzioni sonore del surf e del garage rock e trasformando i loro
brani in reperti spigolosi di energia tribale (il rock blues a passo di pow wow di Killer’s Kiss)
detonate da un’energia primordiale. I Devils si divertono a ricopiare riff e melodie degli anni
Cinquanta, Sessanta e Settanta composti, eseguiti e registrato con uno stile sbruffone, strafottente
e provocatorio. In questo senso l’arte dei Devils produce un effettismo dell’alienazione che si
compenetra nella società post-consumista (marcia e amorale) fino a comporre un tetro affresco di
cultura junk che coniuga iperrealismo e surrealismo sul canovaccio di spasmodiche piece in cui il
canto psicotico di Erika Switchblade è incalzato da scosse telluriche di elettricità, chitarrismi
demoniaci al limite dell’autoparodia. La loro allucinata colonna sonora della nevrosi metropolitana
si nutre e dà in pasto al pubblico versioni differenti di rock blues: con echi funky e psichedelici
(Divine Is The Illusion con chitarra infradiciata di feedback), lenti e vibranti con cupi scampanellii di
chitarra (Til Life Do Us Part), o carichi di tensione (The Last Rebel, Horror And Desire che alimenta il
loro senso di autocompiacimento). La fantasia musicale dei Devils però non si ferma qui
nutrendosi anche di altri stereotipi come testimonia il glam boogie di Big City Lights o il boogie
tambureggiante di Teddy Girl Boogie (peraltro ambedue sono cover: la prima di Wilkerson Brown
cantata da Cleo Randle nel 1966 e la seconda è ripresa da Teddy Boy Boogie di Crazy Cavan’n’The
Rhythm Rockers del 1975) o i garage a rotta di collo di Roar II e Shake’em. In retrospettiva lo stile
del gruppo è un’art rock dove gli aspetti infernali e grotteschi delle loro pose (che sostituiscono i b-
movies horror degli anni Cinquanta con i crime patinati e orrifici di Brian De Palma degli anni
Ottanta) sono accostati a una rilettura del rock’n’roll più infernale e duro dagli anni Sessanta in
poi: nella musica dei Devils convivono The Monks, MC5, Cactus, Naked Raygun, Scratch Acid, Gun
Club (da cui deriva l’aspetto ritualistico ed esoterico della loro immagine e del loro sound),
Mudhoney, Soundgrden, Pearl Jam fino ad arrivare ad Amyl And The Sniffers e ai Gustafs e citando
(forse senza saperlo) esperienze più misconosciute come La Banda Trapera Del Rio (fine anni
Settanta in Spagna) e gli italiani Not Moving della metà degli anni Ottanta, Reverberati e One
Horse Band del Terzo Millennio.
di Alfredo Cristallo