I Bad Black Sheep sono un power trio vicentino attivi fin dall’inizio degli anni Novanta. La loro line-
up consiste in Filippo Altafini (basso e voce), Francesco Ceola (chitarra), Gregory Saccozza
(batteria). Le loro influenze musicali che abbracciano pub rock (Dr.Feelgood), punk (Mano Negra,
Negu Gorriak, Beasts Of Bourbon), grunge (Stiltskin, Breeders) e alt-rock italiano (Ligabue, Rats e
The Gang sono i riferimenti più ovvi) riflettono la traiettoria di una generazione lasciata crescere
con pochi riferimenti, anche ideali, e con poche certezze in un futuro. Il loro rock grezzo,
assordante e viscerale è il tratto distintivo di questa band che ha radici nel rock del
sottoproletariato urbano ma è capace di colpire con brani che mescolano lirismo e passionalità.
Pubblicano il loro primo album nel 2013 intitolato 1991 per la Valery Records, e il secondo nel
2020 col titolo Non Nel Mio Padre per LaCantina Records. Il gruppo ha all’attivo più di 100
esibizioni live e pubblica il suo terzo album L840 per la Vrec Records che esce il 29 marzo 2024.
L840 è in realtà un concept album sulla loro città Vicenza (L840 è il codice catastale di Vicenza) e
vari brani sono in realtà dei riferimenti alla città come Azneciv (leggete al rovescio) un alt-rock
fragoroso ed esagitato o piccole fotografie infuocate, disperate e nostalgiche come il grunge
metallico e rivoluzionario di Argine con la citazione di versi del poeta vicentino del secondo
Novecento Fernando Bandini o il cow-punk epico ed altisonante di Arancione che prende il nome
di un aperitivo locale molto in voga negli anni Novanta. Insomma l’intero LP è un album di
fotografie che ritraggono un paesaggio sociale desolato che ha smarrito i propri riferimenti
culturali e smarrito le proprie radici e che si rifugia dunque nei ricordi e nelle emozioni di una
generazione dove luoghi e momenti sono o sono stati punti dove immaginare un domani e dove
archiviare speranze ed esperienze. Nella più fiera tradizione dei ribelli incorreggibili hanno eletto
come tema di fondo della loro arte l’essere qualcuno che nessun altro vorrebbe essere, ed esserne
al tempo stesso orgoglioso e disperato, emarginato e mitizzato riassumendo nello stesso tempo lo
spirito annoiato e disperato di Lou Reed, il ramalama isterico di Johnny Rotten e il piglio enfatico di
David Thomas. La formula sonora dei brani ondeggia fra il grunge sferzante (Fontana), l’alt-rock
alla Afterhours (Nani!), l’hard rock per sola voce e chitarra di Se Partirai e un terzetto di brani che
mostrano uno sviluppo più complesso ovvero il folk rock di I Viaggi Che Non Mi Ricordo che si
tramuta in un punk rock incendiario con cori alla Clash, l’altro folk rock di Ferro Dentro che
lambisce la psichedelia raffinata dei Chameleons e il più convincente di tutti La Città un dream
punk arioso e pensoso che scivola in un alt-rock meditativo con coretti alla Police: un commosso
omaggio alla loro città, al luogo dove sono nati, sono cresciuti e diventati quello che sono. L840 è
quindi un momento di raccoglimento e ripensamento in cui le umili vite dei ragazzi di provincia
prendono il sopravvento sullo schifo pubblico. Il disco è stato prodotto da Giacomo Capraro e
masterizzato da Giovanni Versari.
di Alfredo Cristallo