VALERIO SANZOTTA Infinito Vuoto Attendere

Valerio Sanzotta è un cantautore e filologo nato a Roma nel 1979. Attualmente vive e lavora a
Innsbruck come ricercatore universitario. Ha sviluppato fin da bambino un vivace interesse per la
musica e su spinta dei genitori ha iniziato a studiare piano e violino, optando alla fine per la
chitarra. A 14 anni sviluppa un grande interesse per le canzoni di Fabrizio De Andrè e per i
compositori francesi anni ’60-’70 francesi (Jacques Brel, George Brassens, Georges Moustaki). Si
avvicina alla poesia e inizia a scrivere le sue prime composizioni. A 16 anni, inizia a cantare in
pubblico con un certo successo sia per le sue musiche, sia per i suoi testi. Si esibisce anche a
centro culturale Palomar dove ha modo di scoprire e apprezzare i grandi cantanti americani degli
anni Sessanta (Bob Dylan, Paul Simon, Leonard Cohen). Dopo essersi laureato a Roma in Lettere e
Filosofia nel 2004, esordisce discograficamente nel 2008 con l’album Novecento (la title-track è
anche presentata a Sanremo) per la Capitol Records nel quale sono evidenti i riferimenti ad artisti
inglesi come Syd Barrett, Nick Drake e Peter Hammill. Bisogna aspettare 10 anni per il suo secondo
lavoro Prometeo Liberato pubblicato dalla Vrec. Due anni dopo esce il terzo album Naked (Oltre Lo
Specchio; sempre per la Vrec).

Altri 4 anni ed è la volta del suo quarto album Infinito Vuoto Attendere sempre per la Vrec, uscito il 29 novembre 2024. Il paradigma dominante delle composizioni di Sanzotta è fondamentalmente quello di comporre folk songs fragili, postmoderne (attraverso un moderato uso dell’elettronica) intese a estendere il concetto di malinconia alt-
country attraverso l’intersezione fra testo poetico e arrangiamenti degni della musica da camera. I
brani sono essenziali e scarni e la filosofia sottostante è che il meno è il più: i pezzi sono romantici,
quietamente meditativi, pregni di soave tenerezza finalizzati a creare quadretti espressionisti
pervasi da un’atmosfera crepuscolare (la litania oscura di Ozymandias basata su un sonetto di
Shelley) e in ultima analisi sperimentale per esempio nel drone cosmico di Schattentanz usato
come colonna sonora per un declamato à la Jim Morrison che si trasforma in una danza di morti
(Schattentanz significa danza delle ombre).

Sanzotta scava nella psiche umana e nel malessere generazionale usando per lo più la formula della canzone folk (i folk pop trasognati alla Donovan di Haiku Sulla Maddalena Penitente, Tu Non Ricordi Nulla, Palermo, la più glaciale del lotto) ma osando anche formule più eclettiche sfocando i confini fra folk, blues, progressive (Parola Sentinella Libertà), cantautorato anni Settanta italiani (la title-track con eccellente coda pianistica),
l’alt-rock (la fiera ed epica I Gave Away) concedendosi alla fine il momento più delicato e grazioso
nella ninnananna per piano e voce di Notturno. La narrazione di Sanzotta penetra lentamente in
uno stato d’angoscia per librarsi in un epico atto di auto-ricreazione: la scrittura e la musica
annulla quasi completamente ogni riferimento a temi sociali ruotando attorno alla tensione fra
mondo individuale che è finito e tempo del cosmo e della natura che è ciclico. Ogni strato
dell’opera mostra una diversa sfaccettatura del progetto ma tutti condividono lo stesso stato
d’animo esistenziale e ognuno contribuisce a dare significato agli altri. Andrea Chimenti ex
frontman dei Moda partecipa alla title-track. La produzione è di Sanzotta e Marco Olivotto.

di Alfredo Cristallo

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