Kalifa Kone è uno dei più quotati musicisti del Mali e dell’Africa Occidentale. Ha collaborato con altri importanti esponenti della musica maliana coma Babà Sissoko e Salif Keita. Suona il kamele’n’goni e l’arpa maliana a 6 e ad 8 corde più vari tipi di percussione fra cui il talkin’drum.
Proviene da una famiglia di griot, ovvero gli storyteller delle zone rurali. Nel suo album Luna apparso nel giugno 2016 è alla guida di un affiatato gruppo di musicisti italiani: Gugllielmo Pagnozzi (sax, tastiere), Davide Angelica (chitarra), Salvatore Lauriola (basso) e Gaetano Alfonsi (batteria e percussioni). Tutti questi musicisti sono responsabili di una musica coloratissima e variegata che si muove pescando a piene mani fra musica tribale propriamente detta, jazz, funky e etno-world. In pratica nei 12 brani di cui è composto l’album, Kone e il suo ensemble riescono a colpire l’ascoltatore con le loro variazioni armoniche imprevedibili e l’incredibile capacità di variare stilemi musicali non solo fra brano e brano ma anche all’interno di un brano: la capacità tecnica di questo ensemble è indiscutibile così come la loro passione musicale e la loro abilità nell’inventare soluzioni armoniche a getto continuo. Non c’è praticamente un brano uguale all’altro anche se ci si muove sempre all’interno di una personalissima world music pesantemente infiltrata di jazz e funky. Il brano manifesto di questo programma è quello iniziale Bamako (la capitale del Mali) che si avvale di un tappeto ritmico lussureggiante, di uno splendido tema portante col vibrafono sferzato da chitarre che spargono nell'aria muzak sapiente. Da qui in poi considerando la variazione del tempo o dello stile base è tutto un festival di maestria strumentale. Funky è ovviamente un pezzo funky reggae in cui a un certo si contrappuntano incrociandosi contemporaneamente un arpa maliana, una chitarra e un piano elettrico. E Ya Ye è un jazz sperimentale e atmosferico alla Weather Report che apre la serie dei pezzi jazz o jazz blues come ad esempio Blues dove frammenti di musica mediorientale vengono innestate su un duetto fra una chitarra che esegue un tema jazz-blues e un'altra che ne esegue un più propriamente blues: tutto questo è peraltro soltanto il tema di sottofondo perché in primo piano c'é invece un cantato evocativo. Mama è un altro jazz blues dominato dalle progressioni armoniche all’ unisono di chitarra e arpa e squarciato da un assolo di wah wah nel migliore stile hendrixiano. Da questo momento in poi i pezzi tranquilli e quelli solari e più coinvolgenti si alternano con precisione matematica. Appena il tempo di ascoltare il tranquillo world-jazz di Orecchie che si riparte immediatamente con lo spettacolare tour de force percussionistico di Coroduga.
Al minimalismo di Gaetano con arpa maliana in primo piano e flauto in sottofondo si contrappone il funky galattico di Tacamba clamorosamente suonato con soli strumenti acustici che incrociandosi e duettando riescono ad elevare i decibel ad altezze inaudite. Magnaba e Relax sono canzoni più posate ideali per raffigurare al meglio l’ arte tecnica sugli strumenti a corda dei musicisti; la seconda è addirittura un esempio di chill-out music giocato fra una tenue arpa e un ancor più tenue ed occasionale flauto. Il gran finale è Kassun minimaismo etnico reminiscente della world music metafisica di Jon Hassell. L’ album è insomma una gara a chi suona meglio e a qual’è il brano migliore. Non stanca mai, si ascolta tutto d’un fiato e sorprende sempre: ogni secondo c’è qualche trovata nuova. Un nugolo di collaboratori viene a dare man forte: Mamani Keita, Kassum Kone (anche alle percussioni) e Alessandro Gamini alla voce, Esinam Dogbatse al flauto, Mecco Guidi alle tastiere, Andrea Rubini alla chitarra solista e Pattuma Keita al kamele’n’goni. L’album è stato registrato e remixato da Andrea Scardovi a Russi (in provincia di Ravenna. La casa produttrice è la Brutture Moderne.
di Alfredo Cristallo