SIN FANG Spaceland

sin-fang

Sin Fang al secolo Sindri Mar Sigfusson è stato il membro fondatore e leader dei Seabear gruppo folk pop islandese attivo fin dal 2007. La loro musica è stata descritta come l’incrocio fra Sufjan Stevens e gli Arcade Fire più acustici ma più prosaicamente sono uno dei gruppi islandesi che si sono imposti sul mercato europeo sfruttando il successo di altri gruppi conterranei, di una luccicante produzione e di uno stile che più pop non si potrebbe. Con due LP e 4 EP (di cui almeno due autoprodotti ancor prima del 2007), i Seabear hanno se non altro rivelato la capacità di Sin Fang di intessere accattivanti melodie pop, oltre a costituire il trampolino di lancio per la carriera solista dello stesso Sin Fang (il suo primo LP Clangour è del 2009) e di Soley la cantante del gruppo. Inizialmente Sin Fang si è lasciato sedurre anche da scelte stilistiche piuttosto tecnologiche, sperimentando sull’humus folkeggiante dei brani del suo primo album, ma dal secondo LP Summer Echoes (2011), complice la produzione di Alex Somers (lo stesso che produce i lavori solisti di Jonsi, il cantante dei Sigur Ros, attuale prezzemolo della scena islandese), i lavori di Sin Fang sono rientrati nei binari di un suono più dream-pop e quindi più consono a quelle scelte mainstream che si stanno imponendo sulla scena musicale isolana. Ecco quindi che il terzo LP Flowers (2013) presentava un’artista alle prese con un suono più trip-hop (tanto da farlo sembrare a una versione più algida di Beck) infarcito da elaboratissime sovrapposizioni di voci, cori, echi, rumori e samples strumentali che davano se non altro al lavoro una grazia e un’eleganza notevole. Trovato la soluzione stilistica più adatta al suo innegabile istinto nel modellare deliziose canzoncine pop, Sin Fang ci riprova con Spaceland (settembre 2016). Il programma qui aumenta il coefficiente di hip hop ma strutturato in maniera creativa con arrangiamenti lussuosi e suadenti. All’interno di una cornice sonora dominata da tastiere glaciali e atmosfere sospese nella nebbia gelida (quella nebbia gelida che TUTTI i musicisti islandesi hanno imparato a riprodurre in musica) Sin Fang si esercita a produrre un nugolo di brani che non fanno altro che assimilare e riciclare (con ottimo buon gusto bisogna ammetterlo) tecniche e stili della musica contemporanea senza mai esserne protagonisti ma giusto per imporre la propria personalità. Abbiamo così il pop sintetico che si tramuta lentamente in trip hop del singolo Candyland (messo strategicamente in apertura) e il trip hop di Not Ready For Your Love dai contorni maestosi e fiabeschi. Seguono una serie di hip hop che sarebbero scontati se non ci fosse qualche trucco di studio a  straniarli come i synth dissonanti in Lost Girl, le polifonie vocali su Please Don’t Go e Down (già più evocativa e nostalgica), la filastrocca ritmata di Snowblind. E tanto per non farsi mancare nulla il pop naif e bucolico dei vecchi Seabear è omaggiato ancora una volta da Sin Fang nella mielosa I Want You To Know e nelle più cinematografiche e delicate Never Let Me Go e Branch. Mutatis mutandis Sin Fang compie la stessa operazione che agli inizi degli anni Novanta compì la conterranea Bjork appena uscita dagli Sugarcubes. Un nugolo di amici mette mano e presta la voce alla performance di Sin Fang: dal più volte citato Jonsi, alla vecchia amica Soley, a Farao, alle eteree gemelle Akadottir dei Pascal Pinon. La produzione è della tedesca Morr Music che sembra avere l’esclusiva su tutti i nuovi gruppi che escono dall’Islanda e/o dai paesi scandinavi (tranne i nazi-metallari norvegesi e svedesi, immagino).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *