Blindur è il nome islandese (la parola significa cieco) di un duo napoletano, nato nel 2014 formato dal cantautore e polistrumentista Massimo De Vita (già nei Modena City Ramblers) e dal polistrumentista Michelangelo Bencivenga. Benchè siano solo in due il sound di Blindur è arricchito dall’uso di chitarre acustiche, elettriche, banjo, glockenspiel, elettronica, laptop, cassa a piede e rullante. Nei primi due anni di attività il duo ha collezionato circa 150 date tra Italia, Belgio, Francia, Germania, Irlanda (dove hanno partecipato al Body&Soul Festival a Westmeath) e Islanda (dove hanno partecipato all’Airwaves festival a Reykyavick).
Blindur hanno pubblicato nel 2014 un primo EP live in studio registrato a Casa Lavica e nel 2016 un mini LP sempre live intitolato Solo Andata- Live In Giardino. Impressionante la serie di riconoscimenti ottenuta in questo biennio: Premio Donida e Premio Muovi la Musica nel 2014, Premio Pierangelo Bertoli, Fabrizio de André nel 2015 e Premio Fred Buscaglione, La Tempesta Dischi e Discodays giovani nel 2016. Sempre nel 2016 è stata finalista dell’edizione Musicultura e Musica Da Bere. Hanno aperto i concerti di vari artisti come Tre Allegri Ragazzi Morti, Dellera, Di Martino , Giorgio Canali e Rossofuoco, Il Disordine delle Cose, Iosonouncane, Dente, Nobraino, Calcutta, Sick Tamburo, Bandabardò e Zen Circus. Musicalmente i Blindur dividono le loro preferenze fra folk irlandese, shoegazing islandese e cantautorato italiano. Queste influenze li hanno portato a collaborare con gli artisti folk come Johnny Raige e Barzin e a collaborare con Birgir Birgisson storico fonico e produttore dei Sigur Ros che ha collaborato coi Blindur al loro primo omonimo album uscito il 16 gennaio 2017. Nonostante il loro amore per l’alt-rock islandese, il nuovo album si avvale delle sonorità dei gruppi islandesi solo per costruire una cornice ai loro brani che altrimenti risultano più che altro derivare dal cantautorato italiano (e napoletano in particolare), dal folk irlandese con alcune piacevoli incursioni nel folk di marca dylaniana. Se questi elementi trovano una compiuta e completa espressione nell’iniziale Aftershock (un folk minimale con sciabolate hard di chitarra e armonica alla Dylan che è stato scelto anche come primo singolo apripista dell’album) e parzialmente in XI Agosto, negli altri pezzi a prevalere sono ora questo ora quello degli elementi compositivi del duo.Come in una carrellata di chiaroscuri scorrono dunque Canzone Per Alex, un noise folk supportato da caroselli di chitarre ambientali alla Roy Montgomery, i folk rock per chitarra acustica e tenue glockenspiel di Solo Andata e Contrometafore che si avvalgono di delicate e sfocate panoramiche dal sapore fiabesco, mentre più vicine alla tradizione americana (specialmente quella tipica delle jug band ) risultano essere Vanny e Imprevedibile. Più notevoli sono lo shoegazing di Foto Di Classe che lambisce la trascendenza metafisica dei My Bloody Valentine e l’art- rock futuristico di Luna Park immerso in ombre neopsichedeliche. Tutto è sfumato e bisbigliato in questo primo LP del gruppo napoletano fino a sfiorare l’intimismo orecchiabile, ingenuo e sentimentale dell’anorak pop dei Pastels. Come loro i Blindur possono ammettere i loro debito tanto con il lo-fi pop degli anni Novanta quanto con il folk stralunato di Bon Iver d’inizio millennio. L’album è ben suonato e i due polistrumentisti sono veramente valenti nell’uso della strumentazione; necessitano forse di prendere una direzione chiara nella loro proposta musicale ma direi che ci sarà tempo e modi per farlo. Comunque le premesse ci sono tutte. L’album è uscito per LaTempesta Dischi. La produzione è dei Blindur stessi.
di Alfredo Cristallo