Il vegano d’oggi è quel bambino traumatizzato dal gatto che gli mangiò il topolino che alla Fiera dell’Est suo padre comprò. Predilige la compagnia del cane poiché esso è, di fatto, il miglior amico dell’uomo e completamente dipendente dal proprio padrone, aspetta scodinzolante le carezze ed il pappone artificiale pieno d’additivi chimici per render appetibile un qualcosa di inesistente in natura. Stento ad immaginare delle vaschette di finto pollo e carotine in gelatina, razzolare impettite nell’aia del contadino, o ballini di riso soffiato e crocchini di carne sintetica non identificata a pascolare in verdi alpeggi del Trentino.
Il vegano e animalista d’oggi, con la sua attenzione maniacale al cibo che ingerisce, potrebbe stroncare l’industria alimentare per animali, andando a scegliere gli scarti commestibili direttamente dal macellaro, ma non lo fa perché lo considera un assassino di povere bestie innocenti; è un assassino e pertanto merita di bruciare all’inferno. L’inferno richiama alla mia immaginazione le fiamme, e con queste, vanno a danneggiare l’industria alimentare per umani, fregandosene altamente dell’opinione pubblica poiché è costituita da mangiatori di cadaveri e meritano anche loro la morte da raffreddore causata da un batterio facilmente debellabile dai comuni antibiotici abbondantemente presenti nelle carni appese al gancio del macellaro e nelle vaschette dei supermercati. Quindi è come vedere un can che si morde la coda.
Ma allora, non è meglio tenere un gatto in casa?
Nonostante sia diventato un animale domestico, il gatto mantiene la sua libertà di predatore ed anche se non se ne ciba più, porta a casa i propri trofei per donarli al padrone. Quindi, code di lucertola, ali di pipistrello e piume di gallina nera abbondano sullo zerbino sacrificale, e tutto ciò, al vegano animalista dà fastidio, per questo odia il felino, ed è fermamente convinto che sia un essere crudele e che un tempo sia stato animale prediletto dal demonio.
Con la parola “demonio” mi viene in mente la Chiesa, sia come istituzione, sia come comunità di persone. È bene chiarire che il vegano e animalista di oggi ha prevalentemente un’estrazione cristiana, pertanto le sue idee sono impregnate da pregiudizi e odio viscerale nei confronti di chi pratica il rito Halal e Kosher, di musulmani ed ebrei.
Il vegano e animalista di oggi è fondamentalmente un bigotto ignorante sul significato di “religione abramitica” e lo dimostrano apertamente imbrattando il muro della pieve di Corrazzano: Vivete vegan NESSUN DIO PERMETTE L’UCCISIONE DI CREATURE VIVENTI. Firmato ALF (Fronte di Liberazione Animali).
Giunti sino a questo punto, è d’uopo ricordare quanto è scritto nella Bibbia: “…e dopo aver creato il sole, la luna, le stelle e gli animali, Elohim vide che ciò era buono e disse «Facciamo un uomo a nostra immagine e somiglianza che domini sui pesci del mare, su gli uccelli del cielo, sugli animali domestici, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra.» Ed Elohim creo l’uomo a sua immagine, maschio e femmina li creo e li benedì. Poi disse «Ecco, io vi do ogni erba che ha seme ed ogni albero, nel quale c’è frutto e siano a voi di alimento». Genesi 1.27”
Ma! Non credo ai miei occhi! Il bandolo della matassa si sta svolgendo, ed il tutto sta prendendo una brutta piega! Badate bene, la Bibbia non l’ho scritta io, anche se potrei farlo benissimo, visto che di bibbie ne esistono più versioni, ed ogni 50 anni viene ri-aggiornata per venire incontro alle esigenze del volgo ignorante; mentre di Torah o di Corano, ne esiste solo una versione.
Detto questo, voglio evidenziare un punto a mio avviso sconcertante quanto ovvio: Il dominio dell’uomo sugli animali. Sin da quando l’uomo ha poggiato le sue chiappe sulla sedia per pensare sul significato della vita, si accorse di avere il potere di dominare non solo tutti gli animali, ma anche il mondo vegetale; e così fece sino ai giorni nostri.
Non vi è nessuna distinzione di chi usa animali per scopi funzionali (caccia, pastorizia, sorveglianza); e chi li usa per scopi terapeutici; o chi si bea di mostrar il proprio bene ad un animale; è tutto frutto di pensieri sviluppati in migliaia di anni, dalla scoperta dell’agricoltura e della pastorizia, ossia 16 o 18.000 anni fa. Pertanto i vegani e animalisti non si dispensano dalle responsabilità gravanti sulla società moderna, e qualsiasi tentativo di pentimento e correzione, non fa altro che aumentare i livelli di antropizzazione dell’ambiente e persino di render umani gli animali dato che non possono metter la museruola e guinzaglio ad altro umano in pubblico.
E ancora, animali domestici da dominare!
Ma nello specifico che cos’è il veganismo, e chi è l’animalista e vegano di oggi?
“Il veganismo è una filosofia di vita basata sul rifiuto di ogni sfruttamento degli animali” così dice Wikipedia, ma da come pensa e da come agisce il vegano, è il classico tipo settario, proprio come qualsiasi altro accolito di setta religiosa! È sicuramente di parte, intransigente, intollerante ed esigente nei confronti dei propri simili. Il pensiero vegano, attecchisce facilmente tra le persone aride di personalità, tra i viziati, egoisti e materialisti ossessionati dal possesso, e chi si avvicina al movimento vegano, spesso lo fa per moda, per profitto o per motivi legati ad altre passioni, sono cittadini talmente civilizzati che ormai hanno tagliato ogni legame con la natura, proprio come i “mangiatori di cadaveri”. Un animalista può non esser vegano? È attento ad altre problematiche che infliggono il nostro unico pianeta? Sa con certezza del significato di parole come, biodiversità ed ecosistema?
Quando il vegano affonda i denti nel seitan, non sa che c’è stata una violenza nei confronti del grano, poiché da esso sono state divise e allontanate le parti originarie come la cuticola esterna (fibra), il germe (la vita), e l’endosperma, per motivi economici e logistici, ma prima di questi procedimenti artificiosi che forniscono gli scaffali dei supermercati di cibi altamente raffinati, o di pane integrale (impasto di farina 00 e crusca); gli agronomi del secolo passato, incominciarono a selezionare tipi di grano capaci di assorbire più nitrati per rendere la pianta più produttiva, ma più sensibile alle malattie, dunque, bisogna irrorare il terreno di pesticidi e diserbanti, e, sommati ai concimi chimici, non si fa altro che inaridire il terreno, ed è il caso della Pianura Padana ormai desertificata.
Come il bovino ed il suino destinati alla macellazione, anche grano e soya costretti ad un lungo viaggio in container, contribuiscono, seppur in maniera indiretta, all’effetto serra.
Ecco! Potrei elencare altri esempi, ma mi soffermo sulla banana, ponendo al vegano e animalista di oggi una domanda banale…. Per te, cosa rappresenta questo frutto?
Ritornando alla canzone di Branduardi, l’ascolto volentieri mentre osservo lo svilupparsi di questo articolo e noto con una certa ilarità sommessa: Il Signore si sta beffando di noi e della nostra spasmodica attenzione sul topolino.