Non arrivo mai in anticipo né in ritardo e parto sempre all’orario che decido io, così ho tutto il tempo per dedicarlo al viaggio, spesso interrotto da inaspettati incontri.
Dall’apertura si deduce un’entrata conducente all’oratorio della Vergine Assunta costruita nel XIV secolo con residui di affreschi. Descrivere la cornice è importante tanto quanto l’opera allestita al suo interno; la brevità dello spazio pare essere inadeguato, poiché l’opera stessa è così intrisa di simbolismi partoriti in un tempo oltre misura, come se una nicchia riuscisse a stento a contenere la struttura dell’universo in tutte le sue forme.
L’intervallo concluso con un’amara birra riflessiva in compagnia di amici, mi ha portato ancora una volta alla conferma, che la sincronicità degli eventi non esiste se il viaggio si riduce allo scopo di unire il punto di partenza con il punto di arrivo. Se invece riuscissimo a percorrere tutta l’ampiezza del viaggio, forse saremmo in grado di unire qualsiasi punto di partenza con qualsiasi punto d’arrivo e in essi trovare il proprio intervallo.
Quell’undici marzo 2017, ho trovato l’Utopia di Luigi Petracchi.
