I FIORI DI MANDY Carne EP

A poco meno di 7 mesi dall’uscita del loro primo EP Radici (recensito su Micsugliando nell’ottobre del 2017), tornano I Fiori Di Mandy, giovane e rampante band sarda di Oristano, titolare di un singolare post-rock, interpretato con intelligenza e sicuro talento, capace di portare una ventata nuova nel panorama musicale italiano. Il nuovo lavoro è un EP di 31 minuti, intitolato Carne, registrato da Christian Mandas e Mattia Cuccu nel garage di quest’ultimo a Sinnai e uscito il 31 maggio 2018. Se nel precedente lavoro, quello che colpiva era l’abilità nel costruire canzoni dalla struttura perennemente mutevoli lasciate vagare senza un punto d’equilibrio, questa nuova prova mostra innanzitutto la capacità del gruppo di evolversi verso una forma canzone che adesso di punti di equilibrio ne ha più di uno all’interno dello stesso brano. Rimasta intatta la predilezione per le atmosfere cupe e taglienti e l’amore per i testi densi di nevrosi e di riferimenti alla letteratura (quella sarda soprattutto), il nuovo corso viene determinata dalla capacità di costruire canzoni con impalcature elastiche all’interno delle quali convivono due o tre temi musicali dalla struttura convenzionale o repentini cambi di ritmo e melodia che rimandano tuttavia sempre inesorabilmente alla desolata inedia e allo spleen angosciato dei loro tetri psicodrammi.

I brani paradigmatici di questo programma sono In Virtù Del Piovere che inizia con un dub-rock intermittente, muta in un post-rock esitante e diradato per assumere infine le forme di un funky supersonico e mobilissimo, Quelli Di Ieri essenzialmente un dark marziale con ritmi zoppicanti da reggae a cui viene attaccata come coda una dissertazione esistenziale dai toni funerei e disperati e soprattutto Tra Le Storie E La Storia (titolo quanto mai sintomatico), una delicata ballata psichedelica che le ritmiche solenni, il cantato tragico e le linee melodiche proteiformi trasformano in un poema della paura e della disperazione. Rispetto a questi tour de force risultano apparentemente più semplificati (e quindi più fruibili) il rap esagitato e nevrotico di Invadere (singolo/videoclip apripista) e il dark umbratile di Karter a un passo dalla catalessi psichica dei Codeine, mentre il power-rock a ritmo panzer di Mandria dominato dal frastuono delle chitarre e interpolato genialmente dal tono elegiaco dei testi (un vero e proprio esempio di come si possa usare le parti vocali in maniera creativa) serve soprattutto come testimonianza della politica di usare le parole e la musica come sfoghi viscerali ed estremi. C’è veramente molta carne al fuoco in questa opera e conseguentemente la lunghezza dei brani si è dilatata: ben 5 dei sei brani superano i 5 minuti. Carne è un lavoro realizzato con precisione maniacale dove l’impeto del punk, le atmosfere depresse del dark, la mutazione delle linee armoniche in senso cubista raffigurano plasticamente una sfibrante corsa all’autodistruzione. In tanto mutare, la line-up del gruppo è rimasta la stessa: Edoardo Mantega (voce, chitarra), Luigi Frau (basso) e Raffaele Mura (batteria). La copertina bellissima è del pittore oristanese Tonino Mattu e rappresenta il viso di un soldato tedesco della II Guerra Mondiale immobile e quasi inumano nella sua fissità se non fosse per il rivolo di sangue che esce dall’orecchio unica traccia di colore su bozzetto in bianco e nero. L’album è completamente autoprodotto.

di Alfredo Cristallo

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