BELIZE Graffiti

I Belize sono un trio di Varese formatosi nel 2014. La loro line-up, essenzialissima, è composta da Riccardo Montanari (voce, tastiere), Mattia Tavani (chitarra) e Federico Scaglia (batteria). Hanno esordito con l’album Spazioperso nel 2016 per la Ghost Records presentato con successo al MiAmi Festival del 2016 e poi in un fortunato tour italiano. Nel 2017 hanno presentato il brano Pianosequenza all’X Factor bissando il successo della loro prima pubblicazione. A seguire , la band ha pubblicato l’EP Replica (5 pezzi) nel 2017 conquistandosi il favore delle FM per la loro originale proposta artistica. Le tracce di Replica sono state ampliate nel nuovo album Graffiti pubblicato il 15 giugno 2018. Sostanzialmente il loro punto forte consiste nell’assimilare e riciclare tecniche e stili della musica contemporanea (trip hop, trap e dub) usandoli per imporre la propria personalità e usandone la vitalità per ricreare le turbe psichiche della musica industriale.

Mentre la sezione ritmica fa di tutto per trascinare alla danza, gli arrangiamenti delle tastiere e della chitarra sono dissonanti, minimalisti (ma intrinsecamente densi) e stranianti oltremisura. A questo programma la band aggiunge un perenne sound dolceamaro e atmosfere cupe che non sono molto lontane dalla ballata romantica, carica di riferimenti tenebrosi e soprannaturali con brani carichi di suggestioni gotiche e nello stesso tempo intimiste. Il loro canone si ripete più o meno in tutti i brani dell’album come dimostrano il trip hop autunnale d’apertura A Lei e i brani gemelli finali di Nuovo Cinema Normale e Brotherhood. Il trucco sta nel trattare quest’idea base con arrangiamenti intelligenti che si avvalgono dell’elettronica digitale e della strumentazione tradizionale per creare melodrammi fiabeschi e dolenti come nella muzak di Pianosequenza zeppa di toni riflessivi, nella trap umbratile di Superman, nelle 2 trap di Corso Buenos Aires pt. 1 (costruita su un piano dissonante) e pt.2 (costruito su un pow wow percussivo) e infine nella trap dance di Fisher che si avvale di un’orchestrazione appena un po’ più complessa. L’adesione a questo programma raggiunge piena maturazione con la trap di Barca dove la melodia è sovrapposta a una chitarra scordata, nel mix fra trip hop e dub di Iride e soprattutto in brani più ariosi come il rap urbano di Non Aprite Questa Porta (che vede la partecipazione di Mecna) infiltrato dalla glitch e da un synth diradato che si apre in una dancefloor da manuale. Un caso a sé di questa pratica è la title track, un ambient completamente strumentale che usa una giga irlandese nella stessa maniera con cui
Kate Bush costruiva i suoi melodrammi eccentrici e carichi di mistero. L’album dei Belize è in fondo un tentativo di creare un opera che tenga conto della tradizione cantautorale italiana e del pop contemporaneo per costruire canzoni suadenti e raffinate al limite fra la realtà e l’immaginazione. Tutti i brani sono composti da Montanari tranne Barca composta dai Generic Anaimal. Gli arrangiamenti come già detto sono fondamentali grazie alla co- produzione di Giacomo Carlone che ha collaborato anche al missaggio. L’album è pubblicato dalla Ghost Records.

Di Alfredo Cristallo

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