WILLIAM FITSIMMONS Mission Bell

William è un cantautore e polistrumentista folk di Pittsburgh in Pennsylvania. Figlio di due genitori non vedenti e insegnanti di musica, ha imparato fin da adolescente a suonare una pletora di strumenti fra cui un pipe organ (costruito dal padre), piano, trombone, chitarra, banjo, melodica, ukulele e mandolino. Ha iniziato la sua carriera dopo aver conseguito una laurea come counselor e iniziato a lavorare come terapista di malattie mentali. Ha poi presentato il suo folk tenue e diradato accompagnato da un sottofondo di elettronica, fin da primi due album autoprodotti Until When We Are Ghosts (2005) e Goodnight (2006). Quest’ultimo LP e il successivo The Sparrow And The Crow (2008, prodotto dalla Dark Sparrow) parlavano del divorzio dei genitori e del suo divorzio. Nel frattempo ben 2 brani tratti dai primi due album vennero inseriti nelle colonne sonore della serie Grey’s Anatomy e lo proiettarono verso un maggiore successo. Dopo svariati tour in USA ha affrontato il suo primo tour europeo dopo l’uscita dell’EP Derivatives (2010) e dell’album Gold In The Shadow (2011).

Sono seguiti gli album Lions (2014), Pittsburgh (2015) e Pittsburh Vol. 2 (conosciuto anche come Charleroi, 2016) dedicate alle sue nonne. Un nuovo tour europeo (con concerti in 9 diversi paesi) produsse l’album Live (2016). L’ultima sua fatica è l’album
Mission Bell, uscito il 21 settembre 2018 per la Nettwerk/Gronland Records/Audioglobe. Nel suo nuovo LP, Fitzsimmons ripropone il suo folk trascendente strettamente imparentato con le sceneggiature intimiste di Sufjan Stevens, con le vignette folk di Iron And Wine e col pop apatico e sofferto di Elliot Smith, tre artisti a cui è stato frequentemente paragonato, ma trasfigurandolo in una sorta di folk ambientale che mantiene dentro di sé un pizzico del romanticismo di Simon e Garfunkel, un pizzico del tono nostalgico e fatalista di Chris Isaak e Red Colour Painters e un pizzico del pop rassegnato e dolente dello Sparklehorse più acustico.

Mission Bell è in effetti un concept album, un esperimento di meditazione zen che domina tutto lo scorrere dell’album dove i singoli brani possono assumere la forma di lo-fi drammatici (Second Hand Smoke, Angela, Leave Her), di marcette epigrammatiche (Distant Lovers), di psicodrammi infantili (17+Forever), di deliqui folk (Lovely, Afterlife) addirittura di preghiere sommesse (In The Light) ma rimangono sempre altrettanti stazioni di una personale via crucis (non a caso l’album parla della fine del suo secondo matrimonio), in perenne attesa di una catarsi risolutiva ma senza mai avere la certezza che essa possa veramente avverarsi. A questo scopo, Fitzsimmons rinuncia quasi del tutto all’elettronica (tranne che nelle cupe e notturne Never Really Mine e Wait For Me) sostituendola con arrangiamenti orchestrali che hanno il pregio di essere più ariose e più eleganti conferendo a questi drammi interiori la possibilità di vedere una luce alla fine del tunnel. Per quanto realizzato in un momento di profonda vulnerabilità, Fitzsimmons ha dichiarato:”Non ho mai voluto fare questo disco, ma è la cosa migliore che abbia mai fatto”. Fitzsimmons suona tutti gli strumenti nell’album (chitarra elettrica e acustica, lapsteel, percussioni, basso e tastiere). L’unica collaboratrice è Erin Brown alla voce.

di Alfredo Cristallo

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