Maldestro è lo pseudonimo del cantautore italiano Antonio Prestieri (nato a Napoli nel 1985).
Prestieri ha cominciato giovanissimo a studiare pianoforte ma presto ha abbandonato lo studio musicale per dedicarsi al teatro (recitazione e drammaturgia) scrivendo oltre 15 opere tutte premiate. Solo nel 2013 ha deciso di tornare all’attività musicale scrivendo alcune canzoni tra le quali Sopra Al Tetto Del Comune e Dimmi Come Ti Posso Amare con i quali ha vinto fra il 2013 e il 2014 il Premio Ciampi, De Andrè, SIAE, AFI, Palco Libero e Musicultura. Gli stessi brani sono stati inseriti nel suo primo LP Non Trovo Le Parole uscito nel 2015 col quale è arrivato secondo alla Targa Tenco come miglior album d’esordio. Nel 2017 partecipa al festival di Sanremo con il brano Canzone Per Federica classificandosi secondo fra le nuove proposte e vincendo il Premio Della Critica del Festival “Mia Martini”, il premio Lunezia, il premio Jannacci, il premio Assomusica e il premio Miglior Videoclip.
Sull’abbrivo di quei riconoscimenti, pubblica il secondo LP I Muri Di Berlino nel marzo dello stesso anno. Il suo terzo album esce il 9 novembre 2018 col titolo Mia Madre Odia Tutti Gli Uomini. Maldestro è una singolare figura di cantautore umbratile e tormentato che nel suo ultimo album ha scelto di raccontare una parte della sua vita (ovvero il rapporto con sua madre) come flusso di coscienza davanti ad uno specchio e come accettazione consapevole del dolore di una vita segnata dai rapporti familiari (Maldestro proviene dal terribile e famigerato quartiere di Scampia). Lo fa con arrangiamenti che si avvalgono sia di una strumentazione essenziale (piano, chitarra, percussioni) sia di arrangiamenti orchestrali affidati a una sezione fiati. Tutti i brani si reggono su un’accurata stratificazione di suoni e su una perfetta collocazione di ogni singolo strumento che si aggiungono gradualmente nello sviluppo del brano.
L’apporto vocale che ricorda quello di Daniele Silvestri o di Alessandro Mannarino corona e
arricchisce l’effetto degli arrangiamenti. I quali sono sempre spettrali e minimali un pò alla Nick Drake ma senza annullare l’effetto emotivo. Le parti vocali votate a un registro anemico e quasi indifferente accentuano il senso generale di malinconia e angoscia come un uomo che brancoli sull’orlo dell’abisso. A parte l’iniziale Il Seme che è un blues titanico alla Animals con suggestioni fiatistiche tex mex, gli altri brani sono appunto costruiti per convogliare in esse le emozioni più estreme. Da questo milieu discendono lied cameristici alla Ivano Fossati (La Felicità, Come Una Canzone, Fermati Tutta La Vita), folk pop bucolici e saltellanti (Spine il singolo apripista alla Violent Femmes, Fino A Qui Tutto Bene) e pop notturni (Come Due Pugili, Lasciami Qui). Un minimo (ma solo un minimo) di gaiezza provengono da 2 superbe odi: Joe (un reggae leggermente nostalgico) e I Poeti (una bossanova giocosa ed esotica). A parte queste eccezioni l’album sono 38 minuti di travaglio esistenziale che indulgono alla suggestione del ricordo di cose ormai finite e alla caducità di tutte le cose. Ed è proprio questo che fa di Maldestro uno dei migliori cantautori emergenti italiani. L’album è prodotto dalla Arealive/Warner Music Italy.
di Alfredo Cristallo