I Seta sono un gruppo nato nella provincia veronese (di Cerea per l’esattezza) nel 2009 dall’unione
di un gruppo di musicisti che proveniva da esperienze diversissime. Il gruppo, un quintetto
formato da Luca Tosato (voce), Rudy “Boss” Ferrarese (basso), Alberto Rossetti (tastiere, synth,
campionamenti), Lorenzo Meuti (chitarra), Matteo Ortolani (batteria) si è orientato fin dall’inizio
della sua avventura verso un pop decisamente influenzato dall’elettronica. Dopo una lunga
gavetta e un attento lavoro in sala di registrazione esce il loro primo album intitolato Interferenze
(2013) a cui segue tre anni dopo l’album Stupide Abitudini; ambedue gli album escono per
l’etichetta Atomic Stuff. In seguito il gruppo intraprende vari tour aprendo per band del calibro dei
Velvet, Omar Pedrini, Il Cile, The Bastards Sons Of Dioniso, Rio. Ad Aprile 2018 pubblicano su
singolo la loro versione di Piove, celebre pezzo dei Timoria, con la partecipazione speciale di Omar
Pedrini stesso alla voce e chitarra. Un anno e mezzo dopo esce il 20 dicembre 2019 il loro terzo
album Venere Tascabile questa volta per la VREC/Audioglobe.
Nel nuovo disco i Seta sviluppano il loro progetto iniziato dieci anni prima aggiungendo un nuovo capitolo al loro elettro-pop solo apparentemente assimilabile a quello dei Bluvertigo e dei Timoria. In realtà i loro riferimenti sono anche più lontani nel tempo. Il loro sound accoglie infatti suggestioni dall’art rock futurista e
decadente e dal punk ibernato dei primi Ultravox, dalla dance minimale e tenebrosa dei
Shrieckback, dalla disco-punk vellutata degli Sqeeze, dall’art punk dei Magazine trascendendo in
questo modo trascendendo in questo modo tanto il synth pop romantico degli Orchestral
Manooeuvres In The Dark, quanto il positive punk dei Modern English e a pensarci bene anche il
glam sfrenato e lascivo di Marc Bolan. Le intenzioni del gruppo sono chiare fin dall’inizio
dell’album marchiato dai synth pop marziali e cadenzati di Resta Solo Un Nome (puntellata dal
passo cingolato della chitarra) e di Non Posso Stare Senza (dove viene affrontato il tema dalle
dipendenza dalle droghe), dall’hard rock squassante di Prendere O Lasciare a un passo dallo stoner
più rutilante, dai synth pop romantici di Lui E’ Lei (sull’omosessualità) e Decideremo In Volo che si
avvantaggia di pregevoli melodie stratificate (ed è dedicata alla locale squadra di calcio). Questo
mood è capace di spostare a volte il discorso musicale su tematiche più psicanalitiche ( la sonata
per piano e voce di Dare Un Senso, l’incubo elettronico di Piove con Omar Pedrini ospite) e a volte
su prove più rilassate e raffinate come il reggae modernista della title-track. Come spesso succede
il meglio arriva alla fine con il progressive pop fine anni Settanta di Sotto Il Peso Dei Pensieri con
suggestioni dark alla Cure e assolo di synth alla Eddie Jobson che chiude l’album. Questi pezzi
danno un tocco crepuscolare all’album che giova alla completezza dell’intero lavoro. In più il disco
si avvale di testi ricercati e a volte criptici, fra cui spicca quella del sopracitato pezzo finale che
racconta la storia di DJ Fabo e soprattutto di una produzione lussureggiante e raffinata merito del
produttore Megahertz (storico collaboratore) di Morgan che rende il disco gradevole e
accattivante (e appare anche in un brano come ospite) valorizzando nella giusta misura il lavoro da
sperimentatori accaniti dei membri del gruppo.
di Alfredo Cristallo