HOUDINI RIGHINI Lascaux

 

Houdini Righini è la seconda incarnazione del cantante e chitarrista Giuseppe Righini, nato a Rimini
nel 1973. Nella prima parte della sua vita artistica Righini ha militato fra il 1993 e il 2001 nei Rami
Spezzati e nella band coldwave Sin-é. Fra il 2002 e il 2006 lavora con Alessandro Bertolucci
all’album Vetro Verde (estate 2002), poi si unisce al gruppo rock retrò degli Hype ( 2 EP e un
album). Nel 2006 sviluppa un suo progetto solista prima con l’evento Addiction (con Andrea
Chimenti e Mariangela Gualtieri) poi nello spettacolo teatrale Ninna Landa. Pubblica nel gennaio
2008 il suo primo solo Spettri Sospetti (finalista al premio Tenco dello stesso anno) e partecipa a
svariati eventi che accostano musica e teatro. Nel 2011 esce in cofanetto il suo secondo album In
Apnea che contiene dodici brani e 17 inediti in collaborazione con la visual artist Alexa Invrea. Nel
2011 partecipa alla compilation tripla Addosso ! L’Italia Non Si Taglia con l’inedito La Carne Non Si
Taglia. Nel novembre dello stesso anno il suo brano I Fiori Di Plastica Sono Per Sempre è incluso
nella compilation MEI Romagna Anno Zero vol.1 e lo stesso brano è finalista del premio Bindi nel
2012. Nel 2013 collabora con Cesare Malfatti alla cover di Il Primo Dio (dei Massimo Volume) e
pubblica Enciclopedia Completa Di Uno Sconosciuto revisione integrale dei 2 primi album solisti.
Nel 2015 pubblica il suo terzo album Houdini che viene favorevolmente accolto da pubblico e
critica. Dal nome di questo album parte la seconda incarnazione artistica come Houdini Righini con
la pubblicazione il 13 marzo 2020 dell’album Lascaux per la Ribess Records (che aveva già
pubblicato il suo album Houdini). In questo nuovo lavoro Righini riparte dal synth pop dei suoi
precedenti lavori accogliendo tuttavia specialmente nella seconda parte dell’album reminiscenze
di musica classica (il bordone ecclesiastico di Polvere, la sonata per piano e voce di Satantango), di
folk spettrale (il mantra bisbigliato con testo ripetuto all’infinito di Ora Che Ci Sei), di
espressionismo al tempo stesso psichedelico e ambientale (il madrigale per archi ed elettronica
atonale alla Terry Riley di Dormi) tutte filtrate attraverso una corrente musicale di timbriche
anemiche progettate attorno a progressioni melodiche mandate in loop e a droni ronzanti in
lentissimo movimento (il salmo ambientale di elettronica scheletrica e dissociata che esplode in
uno sciame di impulsi elettronici di Nudo). In questi brani Righini trasduce la ricerca musicale in
una ragnatela di suoni disorganici, la razionalità in caos, la conoscenza sistematica in incubi
esistenziali, la sapienza in suspence. E’ come se scomparissero di colpo le pareti del laboratorio e
lo scienziato si sentisse librare nell’etere senza appigli o punti di riferimento. Nella prima parte
invece Righini opta per un allontanamento meno drammatico dalla forma canzone mescolando
musica dance elettronica (il salmo elettronico con acustica minimale di Con Le Mie Mani alla
Depeche Mode, il synth pop con tracce sommesse di kraut rock e dark punk di HikiKomori),
modernismo trascendentale (il pow wow di Cristo Baal alla Felt), soul retrò (Primavera Nera). Per
quanto più convenzionali queste tracce sono una parata di paesaggi onirici, eleganti, opachi e a
volte stridenti che dimostrano il talento di Righini nel costruire un paesaggio musicale che esprime
una sorta di crollo psicofisico al cospetto dell’impenetrabilità della realtà. L’arte di Righini è di
fatto un aggiornamento del post rock disseccato e paranoico di Paolo Saporiti.

Houdini Righini – Lascaux onesheet 23_01 p2

di Alfredo Cristallo

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