Elisa “Erin” Bonomo è una cantante e chitarrista veneziana. Comincia a comporre i suoi primi brani prevalentemente in inglese. A 20 anni pubblica il suo primo EP intitolato Once In A Blue Moon (2007) e completamente autoprodotto. Passa poi a comporre i propri testi e si trasferisce a Padova, collaborando come speaker e autrice per una web-radio universitaria Radio Bue,
scrivendo uno spettacolo teatrale insieme all’attrice Grazia Raimondo intitolato Black Out sul problema del precariato e dell’immigrazione. Pubblica nel 2009 il suo secondo EP intitolato sempre Black Out. Dal 2010 al 2016 fa parte del gruppo di folk acustico La Cantina Dei Bardi con cui pubblica due EP Offerta Libera (2011) e Terzo Tempo (2015). Nel 2016 inizia la sua carriera solista e pubblica l’anno successivo il suo primo album intitolato Antifragile autoprodotto tramite crowdfunding. L’album raccoglie ampi consensi e uno dei brani intitolato Scampo (il cui testo parla
di violenza domestica) vince il Premio Della Critica al Premio Amnesty-Voci Per La Libertà e viene inserito nella compilation Vx120 Una Canzone Per Amnesty. L’anno dopo la compilation vince il premio Tenco. Erin in quegli anni ha un’intensa attività solista aprendo i concerti per Nada, Daniele Silvestri, Diodato, Maria Antonietta, Nathalie, Chiara Dello Iacovo. Appare inoltre nella compilation della Indiemood Sessions con i Mellow Mood, Alessandro Grazian, IACAMPO e C+C=Maxigross. Ha
fatto parte del collettivo di cantautrici W.A.V. Women Against Violence partecipando con una versione acustica di Scampo alla compilation omonima uscita nel 2018. Dal 2020 è tra le fondatrici di UNICA- Cantautrici Unite. Ha studiato canto moderna ed è diplomata in chitarra elettrica e tiene seminari chitarra e songwriting. Il suo secondo album rimane nel cassetto per ben 2 anni finché non viene pubblicato il 19 novembre 2021 col titolo di Sinusoide per la Dischi Soviet Studio.
Amante dei concept album, Erin ha concepito il suo secondo LP come un album confessione della profonda dualità degli eventi e della sua stessa essenza. Il tratto comune è la fragilità vista ora come punto di forza, ora come parte integrante della propria sessualità vista in maniera disincantata e pungente che la fa passare attraverso tradimenti, ossessioni e incapacità di stare al mondo secondo convenzioni prestabilite dal conformismo. Contestualmente tutto l’album è diviso
in due parti (anzi in tre) partendo da una dark-wave molto anni Ottanta per passare poi a una dimensione acustica e pervenire a una world music raffinata e fortemente percussiva. La sua musica è quindi nello stesso tempo la colonna sonora di una serie di confessioni emozionali (spesso incentrati sul sesso) che il tono rabbioso trasforma in crudi e freddi reportage di vita quotidiana e l’esplorazione maniacale delle proprie inquietudini sentimentali. Le sue accese e cerebrali brame sentimentali affondano il coltello nelle piaghe del proprio io godendo del dolore e
delle atrocità mentali che si autoinfligge attaccate morbosamente a un senso cosmico della solitudine e dell’estasi. Testi e musica compongono di fatto una poetica di frammenti, ora fiabe moderne acutamente mitologizzate, ora acquerelli impressionisti resi immediati e naturali. L’intera prima parte (6 brani su 12 complessivi) è interamente dominato da un dark punk cupo e angoscioso che rimandano per lo più ad una paranoia rassegnata come nella litania disperata con
pulsazioni disco di Ciclicamente o nei tre incubi apocalittici e iperrealisti di La Tua Faccia,
Maledetta Me e Vivere Comunque; sono brani gemelli che si differenziano per
l’accompagnamento: il primo elettrico, il secondo sintetico e il terzo che unisce chitarra e synth.
Altrimenti Erin indulge a brani più sostenuti e violenti come nella ballata hardcore di Maleducata cantata a perdifiato e nobilitata da vibranti passaggi di tastiere progressive e nel disco punk di Non Sono Innocente che accosta il tono epico degli U2 col cromatismo atmosferico degli Echo And The Bunnymen. La seconda parte più lirica e struggente si apre con il lied da camera per piano synth e voce di Tempesta per ampliare successivamente i propri orizzonti in maniera creativa col jazz da
cocktail lounge di Nuvola, col folk psichedelico per chitarra e carillon di Grandi Mai (con spruzzate qua e là di glitch music) e trascendendo infine nella raffinata world music di Altrove (che ricorda gli ultimi Dead Can Dance). La ballata autunnale per piano, voce e duo di archi di Come Dirti e l’incubo orrifico e martellante di Mille Splendidi Soli (con tracce di trip hop alla Massive Attack e pulsazioni sintetiche alla Subsonica) suggellano splendidamente la parte finale dell’album immergendola in una sinistra atmosfera da film noir dalle tinte esotiche. Erin mette in scena il
conflitto fra amore e libertà: l’amore soffoca la libertà e senza libertà non ci può essere creatività: la solitudine diventa quindi un male necessario per chi vuole realizzare la propria personalità.
L’album registrato al Noshoes recording studio e arrangiato da Erin e Stefano Pivato è stato interamente finanziato. A parte un solo brano tutti i testi e le music sono di Elisa Erin Bonomo.
di Alfredo Cristallo