Ottodix è il nome d’arte di Alessandro Zannier è un musicista e artista di Treviso (dove è nato nel
1971). La sua particolarità è quella di comporre opere concept anche su più album e di perseguire
un’attività musicale spesso legata alla sua attività di artista e installatore di opere visive (ha
esposto alla 59° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 2022 e alla 17° Biennale di Architettura
a Venezia nel 2021). Si è diplomato nel 1996 all’Accademia di Belle Arti a Venezia e ha fondato
successivamente con il chitarrista Antonio Massari (mentre lui suonava la batteria), il gruppo Otto
Dix. Il gruppo all’epoca aveva testi in inglese, autoproduceva i propri lavori, suonava in Italia e in
Ungheria fino ad attirare l’attenzione della BMG Italia/Ricordi e quindi dei Delta V ai quali aprirà
regolarmente i concerti per due tour. La formazione cambia nel 2001 e il gruppo rinominatosi
Ottodix inizia a cantare in italiano con Zannier che passa alle tastiere (e al canto) diventando anche
l’unico autore e l’arrangiatore dei propri brani. Il primo LP di questo nuovo corso è Corpomacchina
(2003 per la Almamusic) con Carlo Rubazer al canto è una musica ispirata ai Depeche Mode e al
trip hop. Nel 2006 come risultato dei suoi studi sulla paura umana pubblica il suo secondo album,
Nero più virato verso la darkwave elettronica (per la Discipline/Venus) da cui venne estratto l’hit
Ossessione. Nel 2007 partecipa all’album tributo per Garbo intitolato ConGarbo. Nel 2009 inizia
con l’album Le Notti Di Oz (per la Top Music/Self) la sua passione per i mondi virtuali, per la musica
orchestrale per colonne sonore e per le sonorità elettroniche. Nel 2011 pubblica l’album
Robosapiens ispirato ai racconti di fantascienza e all’influenza della cultura anime giapponese nelle
generazioni occidentali e virato su temi musicali di elettronica vintage e orchestrazione con
strumenti analogici (in alcuni brani usa il theremin). Nel 2013 scrive e illustra un libro di racconti
del mistero ispirato ai suoi primi 4 LP; in allegato viene pubblicata la raccolta O.Dixea (Discipline) di
15 brani (2 inediti). Fra il 2013 e il 2014 inizia una carriera di successo nelle arti visuali e
nell’interdiscipinarietà delle arti fondando il progetto Chimera, una messa in scena sulle utopie
fallite e sui mostri generati nel ‘900. Da questa esperienza deriverà l’omonimo LP (2014 per la
Discipline/Audioglobe). Nel 2016 entra nel collettivo Movimento Arte Etica e sviluppa il concept
Micromega, ispirato a una novella di Voltaire in cui analizza i 9 ordini di grandezza del cosmo dalle
micro particelle ai sistemi di galassia alla ricerca di schemi ricorrenti e analogie col comportamento
inconscio di massa dell’uomo. L’album omonimo che ne deriva (2017 per la
Discipline/Mastermusic) è il primo atto di una trilogia che mescola arte e musica (e quindi concerti
ed esposizioni), che prosegue con il concept Entanglement (2020 sempre per la Discipline/
Mastermusic) uno studio che partendo dalla fisica quantistica ragiona sull’iperconnessione globale
e sulla diffusione globale dell’impatto ambientale. Da questo album parte anche il progetto di
installazioni gemelle ENT. Il terzo atto della trilogia è Arca uscito il 14 aprile 2023 per la VREC.
Ispirato al racconto di Hajao Miyazaki Conan Il Ragazzo Del Futuro ipotizza (in linea con la
fantascienza post-atomica ambientalista di fine anni ’70) un futuro in cui l’intera umanità per
sfuggire ad una catastrofe ambientale vive in un’immensa arca a forma di tartaruga, una
megalopoli con un sole artificiale al centro e sei distretti collegati fra loro dove l’umanità nasce,
cresce, studia metodi di sopravvivenza alla ricerca di un nuovo pianeta da colonizzare. Dal punto di
vista musicale, Arca si ispira al tardo synth-pop degli anni ’80, all’estetica glitch e all’elettronica
retro-futuristica dagli anni ’70 agli anni ’10. Il costante uso dell’elettronica e della musica
orchestrale (che genera una musica levigata e melodica) nasconde la paura dell’apocalisse
mimetizzandola fra azione e meditazione, fra il commentario e il documentario, fra il terrore e la
trance. Il mezzo espressivo adottato è un synth pop che trascende il narcisismo e il
sensazionalismo di Duran Duran e Culture Club per approdare ad uno stile colto, intellettuale con
atmosfere noir di sottofondo, ritmiche brillanti da discoteca (la title-track, il funky ambientale e
tecnologico di Gravità) e sontuosi arrangiamenti elettronici (la retro futuristica Eco che si evolve in
un vortice dance, la litania di Memorandom). Ciò che conferisce a questa musica il rango
avanguardistico è la maniacale attenzione per i particolari e la sistematica ricerca di stilemi
espressivi con cui colorare i brani (l’etno-elettronica alla Subsonica di Nati Su Gemini, la techno
oscura di Techne e Utopia, il cantautorato etno-dub di Musa). Questa è musica per frammenti che
trasudano la maestosità psichedelica dei Pink Floyd e dei Tangerine Dream, la musica cosmica di
Klaus Schulze e dei Lightwave, il progressive religioso dei Popol Vuh più menzioni casuali della
storia della musica: ma sono frammenti che si intonano l’uno con l’altro e preparano quello
successivo al fine di creare una sequenza. Ottodix insuffla nuova vita ad un corpo inerte. Zannier
suona tutti gli strumenti tranne il piano di Loris Sovernigo. Le parti cantate o recitate che spesso
aprono i brani sono di Laura Marini e la produzione è di Flavio Ferri.
di Alfredo Cristallo