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Come un’unico eunuco si spostava il fuco dal fico alla fica…
resisteva la fatica… implorava la fica…
disegnava la stitica asfittica amica.

resisteva il sistema della leva sulla mela.
Consisteva in un sistema di mela di nella.
Con quella trivella si sfella la bella.
Sincela la vela che mela la sela.
Insisteva la mela la sela la sela.
Infileva la mela nel dela sel ela.
Inizieva la vela la mela la chela.
Insisteva la dela la cela la sela.

Insomma come che la gomma non esiste nel sistema di insiemi prospetticamente inequivocabili?
Come?
vocaboli inutili non vengono emessi da me?
Esiste un universo che mi guarda nel mentre che io guardo l’universo?
Esiste un nesso fra eventi acasuali che ci costringono ad essere ancora noi sempre noi eternamente noi?
Eccome se no.
Eccome se si.
Eppure la trasparenza di inequivocabili dettagli ci costringe ad essere ancora dei sonnambuli di noi stessi.
Non lasciamo che il sistema ci ingamburgli con la sua matassa di enigmi insolubili.
NB: esiste una frattura fra il benessere esistenziale e una ragione di essere ancora ineffabile… ancora irraggiungibile… come un dirigibile che dirige sempre se stesso dentro vortici di assoluti crismi che ci condizionano ancora… e ancora… e ancora… e ancora… e ancora…
come una luce soffusa che si allarga sempre più…
nel blu…
nel musico mondo dell’interpolazione della forma come se non esistesse altro
che
il
perpetuarsi
poliritmico
della tastiera…
ecco…
un muto linguaggio ci dice che dobbiamo rilassarci
sgranchirci
aprire i sensi.

Poeti.
Riflettono.
Come acqua riflette paesaggio.
Poe.
era saggio.
Ma anche no.
Ma anche noi.
Ma anche si.
Ma anchessi.
Ma anche si nun fussi.
Ma nun ci sunnu colpi di tussi.
Ma siamo i vatussi.
Ma siamo i vatussi.
Mar si nun ti vogghiu beni.
Ogne tri passi.
Ogne tri passi.
Facciamu du metri.
Artissimi
artissimi artissimi
artissimi artissimi
semu i vatussi.

 

By Amleth Malcolm

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