Loach cita il suo sceneggiatore, Paul Laverty, e la cosiddetta “sindrome di Ponzio Pilato”: «Tutti si lavano le mani delle condizioni dei lavoratori, le multinazionali così come i vertici del Torino Film Festival, i quali hanno detto che c’è stata un’incomprensione fra noi. Io dico: nessuna incomprensione, la vostra posizione è più che chiara. Voi chiedete che le cooperative si autoriducano lo stipendio. Che storia! Avete mai sentito un tacchino che vota per il Natale?».
Il Maestro ne ha anche per il cosiddetto “centrosinistra”: «Il mercato viene visto come l’unica alternativa. Se sei per la deregulation, sei di destra, se sei per un’economia pianificata, sei di sinistra: se si resta al centro della strada, ti investono. L’Europa ormai è un’organizzazione neoliberista. L’alternativa è tra essere strangolati subito o più lentamente: forse è più crudele questa seconda eventualità».
«È necessario un modello alternativo – ha continuato Loach: pianificazione e proprietà comune sono i due punti di partenza, perché non è possibile pianificare ciò che non si possiede. Se non si pianifica, sarà sempre il mercato a dettare le regole». Loach ha poi aggiunto: «Bisogna combattere contro ogni taglio salariale, perdita di lavoro, chiusura di fabbriche o ospedali. E voi – ha detto ai lavoratori presenti in sala – ci state mostrando come farlo».
«In tutta Europa – ha detto Loach – si sta eliminando ogni segno di società civile. Siamo arrivati al punto che si chiede alla gente di lavorare per niente. La sanità sta crollando così come la scuola pubblica. Come resistere a tutto questo? Bisogna costruire insieme un’alternativa politica».
«Sono molto eccitato di essere con voi oggi, – ha concluso Loach – perché state mutando il corso di una via che sembrava senza uscita. È bello essere parte di questa lotta».
All’iniziativa era presente anche il Progetto Rebeldia, in segno di solidarietà con i lavoratori della Cooperativa Rear e per consegnare al maestro una copia di “Rebelpainting”. Lo scambio di saluti è avvenuto in mattinata presso la sede della Usb torinese, in Corso Guglielmo Marconi, dove a Loach è stata raccontata l’esperienza dell’ex Colorificio Liberato. Il regista ha ascoltato con grande attenzione, e si è detto impressionato dalla vastità dello spazio liberato, pronunciando i suoi auguri e il suo abbraccio per tutti quanti sono attivamente coinvolti nella vicenda. Il libro consegnato al Maestro portava la dedica: “Al compagno Ken Loach, con stima e infinita gratitudine – I compagni del Progetto Rebeldia – Pisa”.
Ma il Progetto Rebeldia ha voluto condurre il suo saluto anche al Cinema Ambrosio, con un breve intervento di cui riportiamo alcuni stralci.
«Oggi, oltre che esprimere piena solidarietà ai lavoratori della Cooperativa Rear che si sono ribellati nei giorni scorsi a condizioni di lavoro inaccettabili, vogliamo sottolineare una continuità di senso tra quanto accaduto a Torino e gli ultimi esiti della storia del Progetto Rebeldia. Dal 20 ottobre scorso il Progetto Rebeldia con il Municipio dei Beni Comuni ha occupato e riaperto al libero uso della cittadinanza pisana i quattordicimila metri quadrati dell’ex Colorificio Toscano, una fabbrica che per quasi un secolo è stata simbolo di lavoro e di identità per più di una generazione di lavoratori, chiusa nei primi anni del Duemila in seguito alle scelte della multinazionale che ne è entrata in possesso. Centinaia di operai sono stati licenziati, una storia di lavoro si è chiusa nel modo più drammatico nel silenzio generale, uno spazio sconfinato veniva relegato in una condizione di degrado e di abbandono.
Il Progetto Rebeldia ha di nuovo aperto quello spazio, riempiendolo di colore e donandogli nuova vita: un gesto creativo, radicale e gioioso, contro la crisi.
Il messaggio che vogliamo pronunciare oggi coincide proprio con la nostra pratica e vuole gemellarsi con quanto hanno scelto di fare, con coraggio, i lavoratori che nei giorni scorsi si sono rivolti a Lei, Mister Loach, scegliendo un artista, uno dei più grandi uomini di cinema viventi, per gridare ancora più forte la loro rabbia per condizioni di lavoro degradanti. Anche loro hanno scelto un gesto creativo per opporsi all’osceno alibi della crisi, e hanno trovato in Lei una risposta perfettamente coerente, precisa, inequivocabile.
Noi a Pisa abbiamo ridato vita a un luogo simbolo della violenza perpetrata dal potere economico nei confronti dei più deboli, dei lavoratori e delle loro famiglie. I lavoratori della Rear hanno fatto lo stesso: hanno invocato l’arte a loro difesa, e l’arte – una volta tanto – ha risposto, ha detto sì attraverso la sua scelta di rifiutare il premio conferitoLe dal Festival del Cinema di Torino.
Noi crediamo, Mister Loach, che la crisi sia stata prima di tutto sottrazione: sottrazione di spazio vitale, di libero pensiero, di ricchezza, di serenità, di vita. Ma è stata – ed è ancora – una crisi “chirurgica” che ha colpito talune categorie, lasciando intonse altre. Non a caso ha colpito coloro che oggi, in questo nostro paese e in tutto il mondo occidentale, possono rappresentare ancora il pericolo di una gioiosa eversione dai dettami del potere del Capitale: i lavoratori e i precari prima di tutti, gli studenti, gli artisti, gli uomini di lettere, i liberi pensatori. A costoro è stata tolta la speranza di vedere un futuro, a costoro è stata sottratta la sussistenza, il presente, lo spazio d’espressione, in cambio della violenza di una povertà sempre più quotidiana, del ricatto del più forte sul più debole.
Con il suo rifiuto, Mister Loach, anche Lei ha realizzato un gesto creativo contro questa nostra crisi. A nome di tutte le mie compagne e dei i miei compagni, la voglio ringraziare. Lei ci insegna cosa è la dignità, la coerenza, l’onestà: non serve altro per continuare a lottare in questo mondo.
Venga a trovarci appena può, a Pisa, insieme ai lavoratori e ai compagni del sindacato che oggi sono qui, venga a vedere cosa può diventare una fabbrica abbandonata al suo destino. Venga a vedere come un luogo grigio e desolato possa essere attraversato dai bambini nelle domeniche d’inverno, dal colore. Alla violenza della povertà e del potere, anche insieme a Lei, noi abbiamo risposto con il gesto più semplice: vivere.
Progetto Rebeldia – Pisa