La lista “Una città in comune” esprime grande soddisfazione per la sentenza n. 436/2013, depositata il 21 marzo 2013 dal TAR della Toscana, in seguito al ricorso presentato dal Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua. La sentenza dichiara di fatto illegittimo il comportamento delle aziende private, che in quasi tutti gli ATO (Ambito Territoriale Ottimale) delle regioni italiane continuano a mantenere in bolletta la remunerazione del capitale, nonostante la vittoria dei referendum del giugno 2011, ed in particolare annulla due delibere dell’ATO-2 Basso Valdarno che concedevano la proroga di gestione ad Acque s.p.a.
Come cittadine e cittadini abbiamo sempre seguito e appoggiato la battaglia del Comitato Acqua Bene Comune Pisa sia durante il referendum, sia per farne rispettare l’esito, attraverso la campagna di “obbedienza civile” che prevede l’autoriduzione delle bollette. Perciò, siamo rimasti sconcertati dal recente e subitaneo cambio di posizione della giunta comunale pisana, la quale, dopo essere stata, tramite il sindaco Filippeschi, una di quelle che hanno votato la proroga della convenzione con Acque s.p.a. (determina ATO2 del 6 dicembre 2011), ribaltando di fatto l’esito referendario con l’argomento che solo la gestione privata avrebbe potuto garantire i necessari investimenti sulla rete idrica, si dichiara ora soddisfatta della sentenza del TAR della Toscana.
Allo stravolgimento della realtà c’è un limite, soprattutto perché la giunta comunale si è sempre rifiutata di aprire un confronto con quei cittadini e movimenti che chiedevano di far rispettare il referendum. Forse alla base del “trasformismo” del sindaco uscente Filippeschi c’è la vicinanza delle elezioni amministrative e il vento di cambiamento che si respira in Italia, oltre alle tante contraddizioni e incongruenze che caratterizzano le politiche del PD. Ne ricordiamo una soltanto: a Pisa, le lettere di risposta inviate da Acque s.p.a. ai cittadini che si autoriducevano le bollette, in cui si sottolineava che la società operava nella piena legittimità e si minacciava la cessazione del servizio, recavano la firma di un signore che si chiama Andrea Ferrante in qualità di responsabile gestione clienti – si tratta di un non piccolo “conflitto d’interessi” per la giunta Filippeschi, dal momento che, come tutti sanno, Andrea Ferrante è l’attuale segretario comunale del PD.
Pisa non si merita simili operazioni. Le cittadine e i cittadini pisani possono essere certi sin d’ora che per la lista “Una città in comune” il rispetto della Costituzione Italiana è un valore davvero fondante. Il 12 e 13 giugno 2011 milioni di italiani hanno espresso una chiara volontà popolare. I sindaci che non hanno applicato il referendum nei loro comuni, a differenza di quanto avveniva in altre città come Napoli, si collocano al di fuori della legalità e della difesa della Costituzione. Per noi contano i fatti, non le mosse propagandistiche. A Pisa l’acqua deve essere pubblica.
Una città in comune