di Luciano Bianciardi
con Angelo Romagnoli
regia Francesco Pennacchia
Un manuale per diventare intellettuali in cui Luciano Bianciardi, scrittore grossetano (1922-1971), redattore, giornalista, traduttore e sceneggiatore, con parole lucide e pungenti, racconta di un’Italia persistente: se durante la lettura affiorano accenni alla società di quegli anni, per il resto, il testo sembra scritto oggi. Concepito e pubblicato nel 1967 per il settimanale “ABC”, il manuale, scritto con criterio scientifico, è dedicato a quei giovani privi di talento o con ambizioni spropositate rispetto ai loro mezzi, ma anche ai “vecchi leoni” dell’impresa culturale, ai maturi operatori e agli intellettuali affermati che popolano la nostra Penisola, e ad uso degli sprovveduti “che nel mondo delle Muse non riescono a viverci, e non hanno ancora capito il motivo”.
Salvare i giovani mediocri da un’esistenza mediocre: questo lo scopo di Bianciardi nelle sue lezioni. Dispensare consigli a chi non è dotato di talenti particolari e che lasciato solo, o male consigliato, rischierebbe di diventare impiegato di banca, controllore delle ferrovie o geometra del catasto. E Bianciardi, che intellettuale di prim’ordine è stato, dispensa consigli con tono sarcastico, con una lingua letteraria così tagliente da ferire.
Far uscire la lingua teatrale dalla scrittura bianciardiana e riflettere sul lavoro culturale e sulla figura dell’intellettuale nell’epoca contemporanea: questo lo scopo del progetto teatrale dedicato a Bianciardi di cui “Non leggete i libri, fateveli raccontare” rappresenta la prima parte che porterà alla messinscena de “La Vita Agra”, testo di Angelo Romagnoli e Gianni Farina, con Consuelo Battiston e Angelo Romagnoli, regia Gianni Farina.
Luciano Bianciardi, illuminante nel raccontare il mondo della cultura italiana nelle sue cialtronerie, peraltro non esclusive dell’ambito culturale, aveva sollevato un problema serio: in una società che non riconosce un argomento come valido di per sé, ma buono soltanto a seconda dell’autorità che lo presenta, che cosa significa pensare per professione? Che posto c’è per tutti i neo-pensatori dai natali per niente illustri che da cinquant’anni affollano l’università di massa? Questa grande offerta di pensiero è in condizione di incidere sulla società?
Che senso ha pensare a valori, a ‘beni comuni’?
Il Merito è il pianto del fallito?
Che cos’è e a che serve oggi un intellettuale?
Il progetto Bianciardi è pensato nei suoi aspetti teorici con lavoroculturale.org – uno dei blog più attivi in Italia e collabora con #imprudenze2013, progetto ideato e curato da Silvia Jop, in collaborazione sempre con Il Lavoro Culturale.