GEOFOR avviso bonario, risposta del Presidente Marconcini e replica di Alessandro Tantussi che aveva sollevato la questione…

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Bene. A prescindere dalle considerazioni di carattere “penale” circa le quali, convinto come sono che il rischio sia assolutamente irrisorio, mi assumo le eventuali responsabilità perché credo che quando si crede in quello che si dice e se ne rileva l’opportunità “politica” (nel senso “apartitico” ed eminentemente democratico del termine, libero se pur ovviamente condizionato dal pensiero liberale e liberista che mi contraddistingue) qualche rischio si debba correre se si ritiene di far cosa utile alla collettività.

Nel merito dell’avviso bonario l’esimio presidente della Geofor, non entra.  Pertanto non mi ha offerto nessuna possibilità di ulteriore ragionamento o ripensamento sulla materia, cosa che avrei fatto di buon grado perché, per quanto oggettivamente “piccoso”, mi impongo sempre di riflettere a fondo sulle ragioni altrui e sempre cerco di mettere in discussione le convinzioni mie ritenendo che il “dubbio” sia una delle prima doti dell’intelligenza umana che purtroppo i questi tempi sembra difettare (mi riferisco al dubbio e non all’intelligenza). In sostanza non mi rimane, perfino con rammarico, che restare del mio parere continuando a pensare che l’avviso bonario Geofor sia un modo surrettizio per finanziare anzitempo un’impresa commerciale. Si tratta di uno strumento di cui le imprese veramente “private” non dispongono e lo si vede dai fallimenti e dalle chiusure che stanno distruggendo il patrimonio industriale e commerciale della nostra povera Italia. Le aziende più o meno pubbliche si distinguono sensibilmente da quelli che continuo a ritenere “pubblici carrozzoni” (pensiamo alla gestione delle acque, dei trasporti urbani recentemente soppressi per quanto riguarda il servizio festivo, i Consorzi Pisa Ricerche e la quasi totalità delle cosiddette “municipalizzate” che distruggono ricchezza invece di produrla) per tre ordini di motivi: 1) sono di carattere monopolistico 2) dispongono di possibilità di finanziamento (come l’avviso bonario) sideralmente inferiori rispetto alle imprese private 3) rischiano mezzi propri anziché quelli altrui. L’unica cosa che posso condividere della lettera di Marconcini è la modestia del suo compenso, che per altro conoscevo per averla correttamente ricercata già in occasione di una precedente polemica sollevata in relazione all’aumento delle tariffe (anche questa è una prerogativa delle aziende pubbliche, quelle private sono costrette ad abbassare i prezzi anziché aumentarli). Mi sembra perfino che il presidente Marconcini abbia riferito, relativamente al suo compenso, una cifra leggermente inferiore a quella che in realtà percepisce. Ma posso sbagliare. Su questo come su tutto il resto. Di certo Marconcini non mi ha offerto il modo di capire dove e come avrei sbagliato, e di questo me ne rammarico. 

Per amore di informazione renderò pubblico il nostro scambio di idee. Cordiali saluti, Alessandro Tantussi

 

RISPOSTA DI MARCONCINII

l giorno 03 luglio 2013 16:30, Paolo Marconcini <paolo.marconcini@geofor.it> ha scritto:

Intendo rispondere alla lettera del signor Alessandro Tantussi, ricevuta attraverso un giro di email, che ha tirato in ballo il sottoscritto e l’azienda di cui sono presidente in maniera discutibile, con aspre critiche, pregne di un livore francamente incomprensibile.

Innanzitutto, non si capisce perché Tantussi faccia riferimento ad un eventuale ricorso alla Magistratura relativamente alla mia lettera critica sulla Tares, nella quale faccio comunque un invito al pagamento della stessa. Semmai è la sua lettera che istiga al non pagamento di un servizio come quello dei rifiuti, che forse potrebbe meritare le attenzioni dei magistrati. Perché incita al non pagamento? Spera forse così di ritrovarsi in buona compagnia?

O forse invoca l’intervento della Giustizia perché abbiamo allegato una comunicazione verso gli utenti? Per la distribuzione del materiale inviato, ricorriamo ad aziende private con cui risparmiamo nelle spese di spedizione: anche la lettera in più, contenuta assieme alla Tares, non ha costi aggiuntivi. Prova ne sia che quando svolgevamo la spedizione tramite Poste Italiane, che conteggiava la spedizione a peso, avevamo sempre evitato di aggravare i costi di spedizione, nonostante l’importanza di comunicare con gli utenti, per un’azienda che svolge un servizio pubblico. Oggi questo canale comunicativo lo abbiamo aperto senza oneri in più, anzi risparmiando.

La nostra azienda non è un carrozzone: è attenta ai costi e da quattro anni realizza un utile che viene accantonato per gli investimenti. Questo per evitare di non pesare sulle tasche dei Comuni e quindi degli utenti. Tra gli investimenti programmati, il più importante sarà la realizzazione di un impianto anaerobico per il trattamento dei rifiuti organici, la cui raccolta rappresenta uno dei capisaldi della differenziazione.

Inoltre: noi non chiediamo nessun anticipo nel pagamento della bolletta dei rifiuti. E’ dall’inizio dell’anno che svolgiamo il servizio per le utenze domestiche e non-domestiche e il pagamento per tale lavoro già svolto lo domandiamo adesso, ossia con sette mesi di posticipo. Sarebbe come comprare un oggetto e pagarlo dopo sette mesi.

Per quanto riguarda la sterile polemica accampata sull’ “avviso bonario” da Tantussi, facciamo presente che quella è la dizione utilizzata dai regolamenti comunali. In effetti la Tares è un tributo di cui si riceve la liquidazione, ossia il calcolo. In quanto tributo deve essere notificato nelle forme di legge con ulteriori oneri a carico del contribuente. I comuni hanno scelto che il primo avviso fosse bonario, ossia non notificato al fine di far pagare meno al contribuente.

Infine, sul discorso più lieve, elegante, di Tantussi del “Riposificio” per trombati, non so a chi si riferisca: il sottoscritto ha completato con onore la propria esperienza amministrativa, eletto per due mandati dai cittadini, dopodiché è stato nominato presidente di Geofor dagli amministratori pubblici (come da statuto dell’azienda), grazie a competenze derivate da vent’anni di amministrazione pubblica e  per aver sempre seguito il sistema dei rifiuti da quindici anni a questa parte.

Riguardo al lauto compenso, la mia busta paga è online da tempo sul sito di Geofor (www.geofor.it) e mostra pubblicamente un compenso di circa 2000 euro al mese, per 12 mensilità annue. Non sono mai rientrato tra i “Paperoni della politica” ed ho sempre lavorato, soprattutto al servizio della comunità.

Concludo con una personale e dura considerazione in replica alle “cattiverie” di Tantussi che appartiene ad una famiglia di imprenditori: quando un uomo d’impresa si mette a far politica in modo così strumentale e a fare il “capo-popolo” è male per tre cose: per il mondo dell’impresa, per la politica e per il popolo.

 

INTERVENTO iniziale di Alessandro Tantussi, nuovamente riportato in versione integrale:

IN QUESTI GIORNI stiamo ricevendo da GEOFOR un “avviso bonario” per il pagamento della raccolta rifiuti TARES.
Suggerimento a chi non cela fa a pagare la il bollettino GEOFOR. Forse, chissà rischio per fino una querela. Non credo, ma eventualmente mi difenderò.
Il presidente Marconcini allega all’avviso (inviato a spese dei contribuenti) anche una lettera di aspra critica nei confronti della TARES, già questo sarebbe forse motivo di ricorso alla magistratura.
Ma quel che è pe
ggio, sempre a mio avviso, è il fatto che il contribuente, ricevendo l’avviso definito “bonario”, ne riceve la sensazione che, ove non procedesse al pagamento negli importi e nei termini indicati nella missiva, sarebbe soggetto a chissà quali conseguenze. E chi può paga. Del resto oramai ci siamo abituati, viviamo in una nazione che ha scelto (per ovviare ai danni di precedenti scellerate politiche di spesa pubblica nonché di insostenibile livello welfare spesso clientelare) di succhiare il sangue dai cittadini e di far fallire le imprese piuttosto che avere il coraggio di tagliare le spese e di discutere con l’Europa e con la relativa proprietaria, ovvero la signora Merkel di Germania.
Ebbene, credo di poter dire che “l’avviso bonario” GEOFOR sia l’ennesimo sopruso che dobbiamo subire da questa azienda privata, ma a partecipazione quasi interamente pubblica, a suo tempo creata per motivi politici e per offrire un degno RIPOSIFICIO ai trombati della politica con tanto di lauto compenso in attesa di una giusta pensione dopo una vita di non-lavoro nella politica.
La riscossione del tributo relativo alla raccolta e smaltimento rifiuti, secondo la legge vigente, spetta ai Comuni. La legge, per altro, ha consentito ai comuni di proseguire il rapporto con le società municipalizzate che gestiscono il servizio, consentendo per altro le eventuali inefficienze delle aziende affidatarie che operano in regime di monopolio “per risolvere il problema occupazionale che si sarebbe venuto a creare nelle aziende con l’esubero dei lavoratori impiegati” lasciamo perdere il discorso sarebbe lungo.
Ma il pagamento della prestazione (o meglio della tassa) è dovuto esclusivamente ai Comuni e deve essere versato nelle casse dei Comuni, che poi provvederanno a girare a Geofor quanto dovuto in base alle fatture che essa invierà ai Comuni. Ma allora il pagamento dovrebbe essere posticipato alla ricezione dei famosi “bollettini” che verrebbero inviati dal Comune a tempo debito. Ma la GEOFOR non ci sta, vorrebbe riscuotere prima! Come candidamente riconosciuto nella lettera inviata dal Presidente Marconcini “sono pertanto raddoppiati i fidi bancari”. Le aziende VERAMENTE private lo sanno bene ed hanno dovuto subire anche il “credit crunch” ovvero la riduzione del credito, molte hanno dovuto chiudere e molte ne chiuderanno ed i loro dipendenti non sapranno come fare per mantenere le loro famiglie. Ma la Geofor no! Sarebbe l’ennesima dimostrazione del fallimento delle politiche dei nostri Comuni, che già hanno comportato la chiusura di altre iniziative inutili come il Consorzio Pisa Ricerche, o la traballante gestione dei trasporti pubblici, o quella annosa delle acque potabili, tutte attività che avrebbero dovuto reggersi con i propri ricavi ed invece o sono fallite o sono un pozzo senza fine nel quale spariscono i soldi dei contribuenti senza per altro rendere servizi accettabili. Ecco che la Geofor ricorre al cosiddetto “avviso bonario” per ricevere anzitempo (e comunque prima della completa prestazione del servizio) pagamenti in acconto, che per legge dovranno comunque essere versati ai Comuni e che i si presume i Comuni gireranno a Geofor. Ma non è una procedura lineare, non si tratta di un vero e proprio debito dei contribuenti né nei confronti del Comune né (tantomeno) nei confronti di Geofor. Tra l’altro non sappiamo nemmeno quale sarà l’importo effettivamente dovuto. A fronte di un eventuale mancato pagamento nulla potrebbe fare Geofor, non azioni per il recupero forzoso né applicare sanzioni, interessi o mora. Il mancato pagamento non potrà essere, ad esempio, iscritto a ruolo né potrà essere affidato agli artigli di Equitalia. Il debito sorgerà quando i Comuni avranno il chiaro il costo e lo ripartiranno ai cittadini. Chi fosse in difficoltà e dovesse decidere o di pagare l’affitto o di pagare la bolletta della luce o l’avviso bonario della Geofor, beh, secondo me scelga le prime due opzioni.

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