Se non esistesse l”italianità” o meglio la “categoria” dell’essere italiano tutto il discorso non avrebbe nemmeno senso, non esisterebbe il concetto di cittadinanza e saremmo tutti apolidi. Essere italiano significa individuare, all’interno dell’insieme della popolazione della terra, quel sotto insieme che definisce gli italiani.
La Costituzione non è chiara al proposito ma definisce comunque il principio di cittadinanza a partire dll’art.3.
Per capire cosa si intende per cittadinanza, senza dover ricorrere a testi di diritto pubblico, possiamo limitarci al vocabolario: “Vincolo di appartenenza ad uno Stato, che comporta un insieme di diritti e doveri”. Questo “vincolo di appartenenza” è , secondo me, l’ITALIANITA’ vincolo che non può essere proprio, a mio avviso, di coloro che casualmente nascono sul suolo italiano.
La Costituzione italiana nell’articolo 3 afferma: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, ecc… ” Introduce il concetto di “cittadino” ma non definisce chi appartenga a tale categoria. In numerosi altri articoli la Costituzione annette, all’essere cittadino, specifici diritti.
Alessandro Tantussi
E’ una caratteristica della specie umana la tendenza a riunirsi in gruppi per la tendenza a garantire la propria sicurezza, distinguendosi dagli gruppi e tracciando confini, con l’evolversi del gruppo in società civile, fra “cittadini” e “stranieri”.
Per essere “cittadino”, dunque, occorre avere uno “status” (condizione) che viene riconosciuto a coloro che sono membri di una comunità (piccola o grande, in principio fu quella delle città, da ciò deriva l’appellativo “cittadino”). Ne consegue che, storicamente, i “cittadini” abbiano voluto trasmettere la qualifica alla loro prole e magari negarla a chi, non appartenente in senso stretto alla comunità, per caso o per volontà dei genitori si ritrovasse da straniero a nascere casualmente sul suolo dominato dal gruppo dei “cittadini”.
Attualmente è cittadino italiano chi nasce da padre o madre italiani, ovunque la nascita avvenga;
la nascita deve essere dichiarata all’ANAGRAFE (il bambino eredita la cittadinanza dei genitori).
La cittadinanza italiana si può acquisire:
per adozione
per matrimonio
per beneficio di legge (a 18 anni)
per naturalizzazione
dopo un periodo di residenza stabilito dalla legge (oggi 10 anni)
per eminenti servizi resi all’Italia
Tutti coloro che posseggono questo “status” sono “uguali”, appartengono alla comunità allo stesso titolo (uomini e donne allo stesso modo) Con la cittadinanza si acquisiscono automaticamente uguali diritti e uguali doveri e si confermano i diritti umani (cioè, quei diritti che coinvolgono la sopravvivenza, la libertà personale, la dignità umana di ogni individuo che appartengono a tutti, senza distinzione di razza, religione ecc ed a prescindere dal possedere o meno la cittadinanza).