Intervistiamo Le Naptha Narcisse che proprio in questi giorni fanno uscire il loro nuovo lavoro Narcisi Geishe, ma sullo sfondo ancora proporompente, non dimentichiamo la tragedia dell’Aquila che ha segnato e impresso una svolta anche alla loro musica… Il terremoto visto con gli occhi di chi l’ha vissuto, la musica come cornice di un evento che ancora ci scuote e ci fa tremare…
” Le Naphta Narcisse ” è una band musicale nata all’Aquila in una notte d’inverno di diciotto anni fa, segue un periodo di intensa attività, che li porta ad essere noti nel panorama musicale alternativo italiano; poi però qualcosa va come non deve andare e per incompatibilità artistiche, il gruppo si frammenta e si scioglie, ” Le Naphta Narcisse” non esistono più, ma le idee restano e da lì a pochi anni ” risorgeranno dalle proprie ceneri” ricostituendosi con qualche piccola variazione nella formazione della band; ma il vero colpo, al cuore del gruppo musicale aquilano, arriva quando il capoluogo dell’Abruzzo viene scosso da un violento terremoto, è il 6 Aprile 2009, questo evento però non metterà di nuovo KO la band, non ucciderà le loro idee, il rock che scorre nelle loro vene, anzi, darà loro la spinta per tornare sulla cresta dell’onda con l’obbiettivo di realizzare il loro primo album; il resto è storia d’oggi ” Narcisi Geishe ” ha finalmente visto la luce.
⁃ ” Le Naphta Narcisse “, sono una band musicale nata all’Aquila diciotto anni fa; qual’è stata l’esigenza principale che vi ha spinto a fare musica?
Caster: L’urgenza del dire e del fare per comunicare quello che sei e come sei, ma anche la febbre del voler farsi notare.
⁃ Nel corso della vostra carriera, avete avuto delle influenze artistiche che hanno caratterizzato e/o ispirato le vostre composizioni? O tutto ciò che realizzate nasce principalmente dal bisogno di esprimere qualcosa di personale?
Caster: Sicuramente più per necessità personale ma inevitabilmente nel momento di esprimersi le influenze, che sono talmente tante che non vale la pena elencare, affiorano, quasi sempre inconsciamente.
⁃ Le vostre canzoni sono caratterizzate da testi surreali, intrisi di persone e fatti comuni, che arrivano diretti al cuore dell’ascoltatore e da melodie che trovano le loro origini nel rock, ma in cui si possono cogliere varie sfumature. Che cosa volete esprimere con la vostra musica? Qual’è il messaggio principale che volete ” lanciare ” con i vostri testi?
Caster: Credo che vogliamo semplicemente esprimere qualcosa che ci piaccia, qualcosa di convincente. E no, non c’è nessun messaggio principale, ogni canzone ha il suo (o i suoi) ma alla fine dentro ogni testo ci sono solo io.
⁃ Il testo di ” Narcisi Geishe “, la canzone che dà anche il titolo al vostro primo album, se ascoltata profondamente, esprime la necessità di fuga, la voglia di libertà, con riferimenti più o meno chiari al mito di Narciso, che diviene qui l’anti mito di se stesso, persona comune, estremizzato da una melodia quasi progressive, nella durata e nei modi; qual’è il messaggio fulcro di questa canzone?
Caster: Nessun messaggio particolare. Vuole solo descrivere l’agghiacciante presa di coscienza di quel che sono…qualcun altro forse ci si rispecchierà come Narciso alla fonte.
⁃ Il nome della vostra band è un mix, tra quello di una storica sala prove dell’Aquila e il concetto di narcisismo, caro alla mitologia, con un tocco di esotismo dato dall’uso della lingua francese; che cosa vi lega all’idea del narcisismo?
Caster: Non è solo un’idea a a cui siamo legati. Il Narcisismo è un atteggiamento psicologico, una patologia…noi ne siamo sostanzialmente affetti.
⁃ Il 6 Aprile 2009, la città che ha visto nascere le vostre idee e la vostra musica, l’Aquila, è stata sconvolta da un violento terremoto; che impatto ha avuto, questo evento sulle vostre vite? Che cosa ha cambiato in voi? Ed emotivamente, che influenze ha avuto sulla vostra arte?
Caster: Su di me un impatto tremendo e inevitabilmente sulla band. Ho perso parenti, persone che conoscevo e a cui volevo bene, ho perso la mia casa e per un pò anche la speranza. Son scappato, anzi mi han rapito gli amici (principalmente Mafalda), loro e la musica mi han salvato, mi sono ritrovato, ho scritto moltissimo. Ora son tornato e mi rendo conto che, in un certo senso, da L’Aquila non sono mai andato via.
⁃ Dopo quattro anni, qual’è la situazione della vostra città? Vi sembra adeguata la sensibilizzazione che la politica e la società italiana, ha avuto nei confronti dei terremotati e della ricostruzione delle città distrutte dai vari eventi sismici nel corso di questi ultimi anni nel nostro paese?
Caster: Qualcosa si muove, quasi unicamente nelle periferie. Qualcuno è rientrato a casa, molti, come me, lo faranno presto ma la Città è vuota, ferita, disperata…forse non è mai stata così terribilmente, così ostinatamente meravigliosa…ora come ora L’Aquila è la città più bella del mondo.
⁃ Parlando d’Italia, come percepite la situazione di precarietà che c’è tra i giovani italiani, nel settore lavorativo, scolastico, ma anche nel campo dell’arte e della musica emergente? Pensate che ci sia abbastanza interesse verso l’arte e i giovani artisti?
Mafalda: Una situazione di crisi così trasversale porta quasi tutti allo stesso livello, obbliga a porsi delle domande ed a trovare un modo pratico per uscirne. In questi casi l’approccio creativo risulta più efficace o per lo meno si viene stimolati in maniera sostanziale. Nell’ambito puramente artistico tutto questo porta a fare canzoni più ricercate, dischi più curati, concerti migliori. La concorrenza è molta, e chi propone cose interessanti, magari veicolate nella maniera più particolare, ha sicuramente la possibilità di arrivare alle persone. E queste persone possono essere molte se si riesce a far proprio il concetto sociale del Web, ormai imprescindibile strumento per la propria promozione diretta e senza intermediari. In questo delirio sociofantapolitico ed economico, alla fine vedo un gran fermento, ed io non mi ci trovo affatto male.
Grazie per l’intervista!
Eleonora Gadducci