Un viaggio nello Spazio-Tempo, quindi. Nello spazio è facile: Firenze – Francoforte, Francoforte – Houston, Houston – Liberia. Più o meno 13000 km di distanza, 37000 piedi di altitudine, pari a 11.285 km, e una velocità di 967 km/h, che se potessi ci andrei al lavoro.
Nel Tempo, ecco, raccontarlo è un po’ più difficile.
Il passaggio di 8 ore in meno di fuso orario fa un po’ Macchina del Tempo di Wells: il dormiveglia ne amplifica l’effetto.
La sensazione di non trovarsi più nel 2013 si fa più netta man mano che imparo a notare la sovrastante (in termini di emozioni) varietà di esseri viventi nel metroquadro. Un altro pianeta, un altro tempo: formiche grandi il triplo delle nostre che trasportano foglioline rosso vivo grandi il triplo delle formiche.
Anche i gechi spiazzano: quelli sono di dimensioni normali, almeno secondo i nostri parametri. Però cantano. Emettono un suono composto da cinque/sei squilli, come fossero cinguettii solo un po’ più aspri. E quando lo senti in camera, se non lo sai, ci pensi tutta la notte.
Le falene hanno un’apertura alare simile ad un pipistrello e nonostante questo costituiscono piatto ricercato per i gechi cinguettanti. I pipistrelli sì, ci sono anche loro, come possono mancare?
Se hai gli occhi bene aperti, ma soprattutto la mente, percepisci questo spazio-tempo nuovo. Dirigi il naso su di 45 gradi e vedi delle grosse macchie nere semoventi sugli alberi, a bordo strada. Scimmie. Siamo noi che guardiamo loro o loro che guardano noi? Chi sta studiando chi? Stupisce come esemplari così grandi possano riposarsi comodamente a sei metri di altezza e contemporaneamente coccolare i propri cuccioli. E contemporaneamente studiare gli umani lì sotto.
Il primo iguana che vedo, sulla strada a due metri, mi riporta brutalmente al Cretacico. Mi giro, tante volte sopraggiungesse un Tirannosauro. Lui mi tiene d’occhio e prudentemente si allontana.
Questo qui, per esempio, mi ha fatto penare per fotografarlo: troppo lontano non rendeva, troppo vicino si sarebbe spaventato. Fra l’altro, con una fotocamera che non era la mia, perché lei, ovviamente, aveva deciso di passare allo status di rifiuto inquinante proprio all’inizio del Sogno. Però poi lui, l’iguanino, ci ha preso gusto e si è messo in posa. Lui, l’iguanino (credo, almeno, fosse tale), era a prendere il fresco nella siepe quasi dentro casa.
Ecco, ora ditemi: in che anno siamo? Sì ma di quale era geologica?
Il granchio allampanato era invece alla Baia dei Pirati: una spiaggia a perdita d’occhio raggiungibile solo grazie alla trazione integrale e alla abilità di Claudio. Roba che se fosse in Italia sarebbe già stata trasformate in una cinquantina di stabilimenti balneari.
Insomma questo qui, in atteggiamento “Ma che c’hai da guarda’?” era incastrato tra gli scogli. Diversa è invece la situazione dei granchietti rossi che spessissimo si vedono ai lati delle strade sterrate, fianco a fianco, mi dicono, con rettili di vario tipo.
Faccio ancora fatica a riprendermi dal fuso orario. Non dalle otto ore meno ma da quello indietro di ere geologiche. Alla Baia dei Pirati in alcuni momenti sembra di essere in un luogo dove l’essere umano non si è ancora affacciato e ancora non ha cominciato a far danno: distese di spiaggia pulita, mangrovie, un promontorio di scoglio dove il lato più selvaggio è ovviamente quello lato oceano, cioè il più difficile da raggiungere, dove quasi a farlo apposta il colpo d’occhio cambia.
E nessun umano nel campo visivo.
A volte vorrei avere l’occhio bionico con fotocamera incorporata: con mio grande senso di depressione non sono riuscito a fermare quello stormo di albatross che ci volava sopra alla Penca, la nostra spiaggia preferita. Poi cormorani, pellicani e di quando in quando un rapace fermo in aria con ali di aliante.
L’impressione forte è che l’evoluzione, lì in Costa Rica, si sia fermata a riflettere per un po’.
Toh uno pterodattilo. No, è una fregata!
Marco Vincenti
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Grazie,belle belle le foto,sembra di poter essere lì con te a godere di questo bello e suggestivo spettacolo!
Bellisime foto e complimenti per il racconto!!
Grazie Grazia e Irene! Sto pensando al terzo…