Ma.ra.cash Records
“Vorremmo dare al progressive-rock una “seconda vita”, accendere nuovamente i riflettori su un genere tanto affascinante quanto sottostimato rispetto al suo reale valore. La nostra vuole essere una riscoperta del linguaggio prog originale, quello degli albori, consolidatosi tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, rivoltandolo in modo da essere apprezzabile anche ai giorni nostri”. Un obiettivo importante, quello degli Empirical Time: la giovane band padovana si presenta al pubblico con Songs, Poems and a Lady, un lavoro di debutto che aderisce orgogliosamente al canone progressive ma punta a svecchiare il genere sottolineando la freschezza e la passione del collettivo.
EMPIRICAL TIME: biografia
Il gruppo padovano Empirical Time nasce nel febbraio del 2011 dalla collaborazione di Riccardo Scarparo, tastierista e cantante, con Andrea Baggio, bassista. Dopo un breve periodo di attività, Baggio abbandona per incombenti impegni personali lasciando il ruolo ad Andrea Puma. Giovanni Croatto e Federico Galleani alle chitarre e Robert Jameson alla batteria completano la band che, a partire dal settembre del 2011, si dedica alla composizione di brani originali. Da questo lavoro nasce un EP di 5 canzoni che viene registrato nel mese di Dicembre presso il True Colours Studio di Padova.
Dal gennaio del 2012 Andrea Baggio rientra a pieno titolo nel ruolo di bassista. Nel periodo tra aprile e giugno 2012 gli Empirical Time partecipano alla prima edizione del Big Bowling Contest (Rubano, PD) aggiudicandosi il primo premio nella sezione musica originale. Sempre nel giugno del 2012 esce il videoclip di “Diamond Lady”, con la regia di Nicola Schito. A partire da Dicembre 2012 iniziano la collaborazione con il produttore Mike 3rd, che li porterà alla registrazione del primo album presso il Prosdocimi Recording Studio, nel marzo 2013 (prodotto e mixato da Mike 3rd). La registrazione è stata effettuata integralmente con mezzi analogici. Il mastering dell’album è stato affidato a Ronan Chris Murphy, del Veneto West Studio di Los Angeles (Ha lavorato tra gli altri con King Crimson, Steve Morse, Terry Bozzio, Steve Stevens, Tony Levin, infine con membri di Tool, Ministry, Weezer Dishwalla e Yes). Nello stesso periodo la band entra nel roster Prosdocimi Music per il 2013.
Nel luglio 2013 gli Empirical Time sono ospiti alla trasmissione televisiva “Alle nove di sera” dell’emittente JoiTV, eseguendo due pezzi nel corso della serata. Attualmente la band è impegnata in concerti e nella preparazione del concerto di presentazione ufficiale del nuovo album, la quale si terrà il giorno 17 ottobre 2013 al teatro Don Bosco a Padova. A partire da questa serata l’album sarà disponibile sia in supporto fisico sia in download digitale. Il disco uscirà per Ma.Ra.Cash Records con distribuzione fisica mondiale.
EMPIRICAL TIME: intervista
Empirical Time è una giovanissima band: come nasce questo grande amore per il progressive-rock, che era in auge quando voi non eravate ancora nati?
Siamo un gruppo costituito da cinque personalità estremamente differenti fra loro, ma uno dei punti d’incontro è proprio l’amore per questo genere. Ognuno ha i suoi personali motivi per amarlo e di conseguenza un suo personale modo di intenderlo ed esprimerlo.
Più che raccontare il come di questa passione, bisognerebbe spiegare il perché; un’analisi riguardo a quello che noi riconosciamo essere, in questo genere, più adatto al nostro modo di concepire la musica, rispetto ad un altro, come sensazioni, espressioni e forme artistiche. Quello che dovremmo cercare di spiegare è, quindi, la motivazione dell’amore in sé, cosa che è ben nota essere, se non impossibile, quantomeno limitante.
Che tipo di interpretazione danno gli Empirical Time al linguaggio prog?
Vorremmo dare al progressive una “seconda vita”, accendere nuovamente i riflettori su un genere tanto affascinante e peculiare quanto sottostimato rispetto al suo reale valore. La nostra vuole essere una riscoperta del linguaggio progressive originale, quello degli albori, consolidatosi tra la fine degli anni ’60 e l’inizio dei ’70, rivoltandolo in modo da essere apprezzabile anche ai giorni nostri, eppure evitando di snaturarlo; a questo scopo infatti la nostra strumentazione e di conseguenza il nostro sound si rifà a quella del periodo sopracitato, non tanto per mera emulazione quanto per una reale passione per quelle sonorità potenti e ammalianti.
Una vostra peculiarità è stata quella di puntare subito a dei brani originali, evitando le cover come spesso accade: per quale motivo?
Tutti noi, prima di formare questo gruppo, abbiamo avuto un’esperienza in una cover band. E’ normale iniziare da lì. Ad un certo punto però c’è bisogno di fare qualcosa di tuo, di esprimere qualcosa di più, di provare a lasciare veramente un’impronta dietro di te, cosa che non è certo possibile fare solamente reinterpretando brani già composti da altri. Per questo abbiamo da subito voluto creare brani inediti: suonare cover è fossilizzante, noi abbiamo voluto fare un passo in avanti, verso un impegno più concreto e, a nostra opinione, molto più soddisfacente. Riuscire a conquistare un pubblico con l’espressione di un intimo sentire è una delle massime aspirazioni per un musicista.
Ci sono dei gruppi che più di altri hanno rappresentato per voi delle bussole, degli orientamenti, più che delle semplici influenze?
Senz’altro, all’ascolto, emerge chiaramente l’impronta di gruppi come Pink Floyd, Genesis, ELP; parlando più in generale, la lista dei gruppi che ci ispirano maggiormente diventerebbe senz’altro molto più estesa e variegata. Dei Pink Floyd, ad esempio, abbiamo cercato di fare nostro il lato sperimentale della composizione e della ricerca del suono. Ovviamente il bacino da cui attingiamo comprende non solo gruppi progressive, ma anche gruppi di qualsiasi altro genere.
Songs, Poems and A Lady è un titolo enigmatico: le canzoni e i testi ci sono, ma la signora?
Come da copertina, la signora.. s’ignora.
Che differenze ci sono tra il vostro primo Ep e questo nuovo disco?
Essendo l’Ep stato registrato a pochi mesi dalla nascita del gruppo è evidente che il periodo intercorso tra i due progetti è risultato in una profonda maturazione in svariati campi, dalla composizione all’esecuzione, passando per tutto ciò che le sottende e completa. Oltre a ciò, un’importante differenza è data dalla diversa filosofia con cui sono andati ad essere pre-prodotti e registrati i vecchi brani dell’Ep ed i nuovi; un viaggio, anche qui, nel modo di fare del passato, da noi ritenuto vincente e caratterizzante anche in questo campo.
Il vostro disco d’esordio è nato ai Prosdocimi, studi molto noti per l’apparecchiatura analogica usata. Com’è stata questa esperienza?
Il lavoro al Prosdocimi ha avuto un importante impatto sia su di noi come musicisti, che sul disco in sé. Durante le registrazioni e il mixing non è mai stato usato alcun apparecchio digitale, il computer è sempre rimasto spento; quello che si sente sul disco è solamente frutto della nostra capacità di produrre una performance tale da rappresentare pienamente le potenzialità della band. L’utilizzo della strumentazione analogica, inoltre, ha dato al sound peculiari sfumature, calde e caratterizzanti, che con apparecchiature digitali sarebbero risultate sicuramente diverse. In ultimo, cosa affatto trascurabile, in studio ci siamo sentiti come a casa, curati e stimolati, e questo sicuramente ha aiutato non poco.
Cosa ci raccontate del coinvolgimento di un tecnico noto ed esperto come Ronan Chris Murphy?
Il suo lavoro di mastering è stato sicuramente un rinforzo fondamentale, considerando l’affinità con il modo di lavorare Prosdocimi: per serietà, competenza e una invidiabile strumentazione. Chris è appunto un grande professionista, abbiamo ritenuto che fosse la persona più adatta per gestire quella fase del lavoro e siamo molto soddisfatti del risultato.
Siete pronti per proseguire l’esperienza concerto: che differenze ci sono tra gli ET dal vivo e in studio?
Il lavoro in studio non è stato così differente da una performance dal vivo. Tuttavia, l’impostazione dei nostri live è caratterizzata da un più ampio spazio dedicato all’improvvisazione e alla possibilità di espressione dei singoli componenti, in modo che il contatto tra il pubblico e i musicisti sia il più vivo e pulsante possibile. Naturalmente, le esperienze live contribuiscono inoltre alla continua evoluzione dei pezzi e alla ricerca del suono.
Cosa vi aspettate da questo disco di debutto?
Saremmo degli ipocriti se non ammettessimo di sognare un successo per il nostro disco; la nostra speranza più concreta, in ogni caso, sarebbe quella di suscitare perlomeno un vivo interesse sia in chi riconosce le nostre influenze, ma anche, e forse soprattutto, in coloro che si avvicinerebbero a noi e alla nostra musica dietro un impulso del tutto spontaneo e privo di precognizioni.
Info:
Empirical Time:
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