E’ ufficiale.Il “Heavy Branches”, videoclip estratto dall’album omonimo dei fantastici SYCAMORE AGE, ha vinto il PIVI 2013 nella categoria “Miglior Soggetto”.
E’ il giusto riconoscimento alla qualità espressa dalla band aretina negli ultimi due anni, che le ha permesso di raccogliere recensioni entusiastiche in Italia così come in Francia e Germania.I SYCAMORE AGE pubblicheranno a inizio 2014 un nuovo album intitolato “Sycamore Age #1 Remixes/Reworks”
(Santeria/Audioglobe) che conterrà, oltre a un inedito e a una live version, remix/reworks ad opera di artisti quali Theo Teardo, Akron Family, Julie’s Haircut, Aucan e Vadoinmessico.
CREDITI
Interprete Protagonista: Sayoko Onishi
Regia:Roberto D’Ippolito E Chiara Feriani
Direttore Fotografia: Stefano Grilli
Operatore Steadycam: Marco Dardari
Assistente Operatore: Federico Vio
Aiuto Dop: Silvia Baglioni
Scenografie: Samuele Bertocci
Make-Up: Marta Albiani
Best-Boy: Gianni Randellini
Fotografo Di Scena: Stefano Santoni
Service: Lm Cineservice
Sinossi:
Una tragedia dolce, delicatamente spietata, che si dipana nell’arco di tempo breve di due profondi respiri, incalzati tra loro tanto inesorabilmente da sembrare, alla fine, fusi insieme: il primo e l’ultimo di una misteriosa vita che nasce, ibrida e indecifrabile, come un seme o come un bruco, da un bozzolo gigantesco premuto contro il ventre oscuro di un albero, in un bosco “chissà dove”, in un tempo “chissà quando”…e nello stesso “chissà dove e chissà quando”, ineluttabilmente, muore.
Un essere che viene da un altrove alieno, eppure così indicibilmente terrestre, quasi a suggerire, tra le pieghe surreali di una realtà senza definizioni, che qui e altrove, cielo e terra, vita e morte, sono solo successioni di piani di un identico quadro, punti di vista diversi di una stessa universale illusione.
Un essere che nasce, totalmente ignaro di sé e del mondo che lo accoglie, teneramente ingenuo, commovente nella sua purezza, portatore di un potere di cui non è al corrente, in principio, ma del quale prende coscienza all’improvviso, in un sussulto di terrore stupito: qualsiasi cosa esso tocchi concepisce “vita”, persino la pietra al suo passaggio partorisce germogli, fiorisce la terra, gemmano i tronchi.
Un essere che incarna, misteriosamente, l’eterno incontro tra creazione e distruzione, energia vitale e devastazione, tensione alla vita e appello della morte.
Un essere che ignora il tempo della conservazione e va, disertando se stesso, verso la fine di tutto, in fuga dalla vita che, suo malgrado, non può impedirsi di generare, verso l’unico elemento che, immune al suo potere di artefice della vita, decreta la morte, sua e di tutto il mondo al quale esso pare enigmaticamente connesso: l’acqua. Che lo inghiotte.
Valentina Cidda