La versione restaurata di Roma città aperta, il capolavoro neorealista di Roberto Rossellini che rimane un riferimento imprescindibile della cultura italiana, il film che ha rivelato al mondo il nostro cinema e la figura di Anna Magnani sarà in proiezione all’Arsenale di Pisa da lunedì 31 marzo. Da martedì 1 a sabato 5 aprile inoltre sono previste proiezioni particolari mattutine dedicate alle scolaresche.

Far riflettere le giovani generazioni sui valori della Resistenza e dell’antifascismo – fondativi della Repubblica Italiana e della sua Costituzione – attraverso le immagini di un capolavoro cinematografico: è questo il senso di mostrare ancora oggi un film come Roma città aperta di Roberto Rossellini.
Un’occasione unica di aprire una finestra su una pagina di storia del nostro paese, dolorosa ma al tempo stesso fondamentale per capire il presente. Attraverso le immagini girate da Rossellini, alcune delle quali scolpite indelebilmente nell’immaginario collettivo, è possibile far apparire meno lontana un’epoca che forse i giovani conoscono solo in modo confuso e sommario.
Siamo nel settembre 1944. Roma è stata liberata dai nazifascisti da appena tre mesi. Roberto Rossellini ha persuaso la contessa Chiara Politi, amministratrice delegata della Cis Nettunia (Compagnia Italiana SuperFilm Nettunia), a produrre un film di ambientazione attuale di cui egli stesso sarà il regista.
La prima idea della storia di Roma città aperta risale a un soggetto dello scrittore, giornalista e critico letterario Alberto Consiglio (1902-1973), ispirato alla figura di don Pietro Pappagallo, trucidato dai nazifascisti alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1944.
Alla sceneggiatura, basata sul soggetto di Consiglio, lavorarono dal dicembre 1944 Sergio Amidei, Consiglio, Celeste Negarville e lo stesso Rossellini, cui si aggiunsero il giornalista e scrittore Ferruccio Disnan e Federico Fellini, una volta che Aldo Fabrizi accettò di essere uno dei protagonisti del film. Il personaggio di Pina, (interpretato da Anna Magnani e ispirato a Teresa Gullace, una popolana uccisa da un nazista) non era previsto nel soggetto iniziale e fu inserito solo durante la stesura della sceneggiatura. Le riprese terminarono ai primi di giugno del 1945.
Questi i ricordi di Rossellini: “Nel 1944, subito dopo la guerra, tutto era distrutto in Italia. Il cinema come ogni altra cosa. Girai il film con pochissimi soldi raccolti a stento, a piccole dosi; c’era a malapena di che pagare la pellicola, che non potevo nemmeno mandare a sviluppare perché non avrei saputo come pagare il laboratorio. Non vi fu dunque alcuna proiezione di prova prima della fine della lavorazione. Più tardi, avendo trovato ancora un po’ di denaro, montai il film e lo presentai a un ristretto pubblico di intenditori, critici, amici. Per quasi tutti fu una delusione. Al Festival di Cannes del 1946, in mancanza di meglio, Roma città aperta fu presentato da una delegazione italiana che disprezzava profondamente il film; fu dato di pomeriggio e pochi ne scrissero, in quell’occasione. Fu a Parigi, due mesi dopo, che svegliò un entusiasmo che io ormai non speravo più. Il successo fu tale che in Italia la gente di cinema dovette rivedere il suo giudizio su di me, salvo tornare ad insultarmi ancora in seguito. Poco dopo, Burstyn presentava Roma città aperta a New York col trionfo che tutti sanno.”
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Arsenale
vicolo Scaramucci –  Pisa – tel. 050502640

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