I Moustache Prawn sono un gruppo pugliese di Brindisi formatosi nel 2008. All’epoca i membri del gruppo Leo Ostuni (chitarra, voce), Ronny Gigante (basso, voce) e Giancarlo Latartara (batteria) erano ancora minorenni (Leo aveva 17 anni, gli altri due 15 anni). Iniziarono a comporre brani con il nome di Distopia e un sound influenzato dal brit-pop degli anni Novanta, Nel 2010 decidono di cantare i loro brani in inglese e mutano il loro nome in Moustache Prawn. Nel 2011 si iscrivono al concorso nazionale Italia Wave e riescono vincitori nelle selezioni provinciali e regionali. Questo successo è il trampolino di lancio per un esteso tour della band in ambito regionale. Alla fine del 2011, la band conclude le registrazioni del primo LP Biscuits e il singolo tratto dall’album Crucus viene sorprendentemente inserito nella Rockit compilation n° 34 benché sia ancora inedito.
Nell’inverno del 2011 lavorano con la piccola etichetta pugliese Piccola Bottega Popolare con cui faranno finalmente uscire Biscuits nella primavera dell’anno successivo. Le positive recensioni all’album di debutto permettono alla band incoraggianti puntate nei festival europei (in Germania a Berlino e Amburgo). Fra il 2013 e il 2014 continua una fruttuosa stagione concertistica in tutt’Italia. Nel 2015 a seguito di una positiva coproduzione fra la Piccola Bottega Popolare e la Martelabel esce il nuovissimo album Erebus. Erebus è un concept-album sviluppato da un racconto di Leo Ostuni, una favola ambientalista che si svolge nello sperduto arcipelago delle Kerguelen (l’arcipelago più meridionale dell’Oceano Indiano e quello più vicino all’Antartide) e contiene alla stesso tempo una dichiarazione di impegno sociale e un grido di protesta. La tracklisting è stata pensata per dipingere lo svolgersi dei brani e il gruppo ha aggiunto alla propria strumentazione anche un quartetto d’archi, un harmonizer, svariati strumenti provenienti dalla tradizione musicale orientale (Saz Turco, Udu Drum) e alcuni suoni provenienti da strumenti ”concreti” (uno stetoscopio, spazzole, quaderni, un piano scordato, un synth autocostruito) a testimonianza di una notevole fantasia e innovatività raggiunta dal gruppo in fase compositiva. Il sound si mantiene ancorato più che altro alle atmosfere del pop britannico con suggestive escursioni sia nelle esperienze più avanzate del rock romantico e del folk inglese degli anni Settanta (Gentle Giant, i King Crimson più duri, Strawbs), sia nel jazz rock d’avanguardia degli anni Novanta (Primus soprattutto), sia in un più corrivo hard-rock per quanto nobilitato da invenzioni stilistiche e armoniche di tutto rispetto. Se infatti l’album si apre col minuetto settecentesco di Kerguelen (falciato a metà da potenti staffilate hard di chitarra) e prosegue con i prog levigati di Something Is Growing e Catapults, ecco all’improvviso che il gruppo accelera con gli hard-rock dissonanti di Animals e Solar. In seguito il gruppo affida la narrazioni a soluzioni armoniche più raffinate e caleidoscopiche altalenando fra psichedelia trasognata (Eating Plants, The Lantern) e coraggiosi e intricati jazz-rock (Mountain Top, Polar Bear) o indulgendo in architetture più spericolate (il dub di Breakdown, lo ska devoluto di Goodbye, il nu-metal elettronico di Waterquake) per concludere nella stasi raga di Neutral Habitat. I Moustache Prawn hanno dato con Erebus un pregevole saggio di montaggio scientifico e assemblaggio certosino di temi e partiture eterogenei: la vera protagonista della loro musica è la sutura e la composizione diventa l’arte di saper cucire e amalgamare assieme gli spunti più disparati. Bravi.
di Alfredo Cristallo