Sycamore Age è un progetto che nasce all’inizio del 2010 dall’incontro fra Stefano Santoni e Francesco Chimenti giovane musicista di formazione classica (e figlio di Andrea Chimenti) ai quali si aggiunge poco dopo Davide Andreoni. A questo nucleo impegnato fra il 2011 e il 2012 alla stesura dei brani per il primo album, si aggiungono altri 4 polistrumentisti, Samuel Angus McGhee, Giovanni Ferretti (poi sostituito da Luca Cherubini Celli), Nicola Mondani e Franco Pratesi che vengono presto inseriti a pieno titolo nell’organico della band. Ancora prima che l’album esca, il gruppo si fa notare all’Upload Festival di Bolzano da Paul Cheetham direttore artistico di Popkom famoso meeting musicale berlinese: Cheetham li invita a suonare due concerti nell’ambito della manifestazione.
Sempre nel 2011 il gruppo viene invitato dalla Soprintendenza culturale di Arezzo a comporre la musica per sonorizzare gli ambienti che ospitano la mostra dedicata ai 500 anni della nascita del Vasari. Nel Febbraio 2012 esce l’ottimo album omonimo che ottiene un gran successo di critica e vendite e viene positivamente distribuito in Francia e Benelux (dalla Rough Trade!). Nel 2014 la band pubblica l’album Remixes/Reworks, che vede la partecipazione di artisti come i Julie’s Haircut, Akron Family, Aucan, Vadoinmessico e Theo Teardo impegnati a reinterpretare i brani del 1° album. Nel febbraio del 2015 esce per la Santeria Record l’attesissimo secondo album Perfect Laughter che sviluppa l’ordito del primo album che vedeva il gruppo impegnato a cesellare una serie di quadretti musicali che rimandavano al prog-rock e all’etno-folk ma sempre immersi in un’atmosfera meditativa. Anzi nel nuovo album, la band amplia ulteriormente il proprio spettro compositivo, muovendosi abilmente attraverso una musica cameristica oppure attraverso vere e proprie pop song che vengono sistematicamente decostruite e riassemblate da arrangiamenti tanto meticolosi quanto attenti a lasciare il giusto spazio a ognuno degli strumenti usati: da quelli classici (chitarra, piano, percussioni, synth, archi) a quelli atipici (bouzouki, organo a mantice), dalle tastiere giocattolo a strumenti casalinghi (bidoni, coperchi, pentolini). Il risultato finale consiste in brani costruiti su impalcature armoniche subdolamente indeterminate, il cui percorso è continuamente disseminato da frasi irrisolte o sfilacciato in frammenti sub-linguistici su cui il gruppo è libero di sperimentare. L’album si apre sul requiem cadenzato di 7 per elettronica e poliritmi industrial, dirigendo poi la sua rotta su episodi cameristici come la ballata soffusa (alla Genesis) di Noise Falls o la trance buddista di Drizzling Sand (con coro di morti e droni di chitarra in sottofondo) o trovando la via del pop in The Womb Of Nowhere (un folk alla Donovan), Frowning Day e Behind The Sun (più beatlesiane). Appartengono invece a un registro più sperimentale Dalia (un boogie febbricitante sorretto dal basso e da archi dissonanti) e Diorama (un raga classico per tabla e sitar deturpato da un carillon petulante), mentre le finali In The Blink Of An Eye (lied circolare per chitarra, fiati e handclapping) e Monkey Mountain (che riesuma i fasti dei primi Pink Floyd) sono riuscitissime incursioni nei territori della psichedelia sia pure deformata. Perfect Laughter è un album eccezionalmente raffinato sia nel processo compositivo, sia negli arrangiamenti: con questo lavoro i Sycamore Age possono meritatamente proiettare le loro ambizioi aldilà dei confini nazionali.
di Alfredo Cristallo