The Doormen, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, partendo dal nome, dallo stile musicale e dalla tendenza a cantare in inglese non sono un gruppo inglese ma provengono da Ravenna e, ebbene sì, sono effettivamente influenzati dal post punk britannico. Il nucleo principale è formato da Vins Baruzzi (voce, chitarra) e Luca Malatesta (chitarra, voce) autori di tutto il materiale del gruppo; la line-up è completata dalla sezione ritmica formata da Tommaso Ciuoffo (basso) e Andrea Allo Allodoli (batteria). Il gruppo si forma nel 2009 e nel novembre dello stesso anno pubblicano il loro primo vendutissimo EP. Nel 2011 è la volta del primo LP omonimo, prodotto da Alberto Mauri e preceduto dal singolo Italy. La visibilità conquistata permette al gruppo di suonare un po’ dappertutto aprendo per gruppi come Subsonica, Ash, Vaselines, Ministry e Tre Allegri ragazzi Morti. Nel 2012 vincono le selezioni regionali dell Arezzo Wave Love Festival e rappresentano L’Emilia Romagna nello Psycho Stage. Nel 2013 pubblicano il loro secondo album Black Clouds preceduto dal singolo My Wrong World. Questa volta il premio è un mini tour in Inghilterra nell’aprile del 2014 e l’apertura per Paul Weller ad Agosto a Umbria Rock Festival. Nell’aprile del 2015 esce il terzo album Abstract(ra), concept-album (sul disagio della vita di provincia) che si impone subito all’attenzione per la produzione luccicante e il tono maestoso dello stile musicale, una psichedelia enfatica che sembra provenire diretta dagli anni Sessanta.
Assimilando in un sol colpo la lezione di Velvet Underground, 13th Floor Elevators e Doors (e quella più epigonica dei Chameleons) e sovrapponendovi un mood più radio-friendly, i Doormen pervengono a un sound che è tanto atmosferico quanto avventuroso. Abstract(ra) è un’eccitante cavalcata fra psichedelia acida (la solenne Good People On My Road, Abstract Dream fitta di droni e riverberi, il boogie di A Long Bridge Between Us nobilitato da eccitanti caroselli di chitarra), litanie folk costruite su un frenetico strimpellio di chitarra (Kill Me Right Now), ballate melodrammatiche o nevrotiche alla Neil Young (It Could Be You, Through My Bones), addirittura dei jazz lounge mimetizzati (Inside My Orbit nostalgica alla maniera di Chris Isaak, Technology più colloquiale e alienata). Le cose migliori sono Like A Statue un glam che ruba il ritornello a Venus (l’immortale hit degli Shocking Blue), la trenodia ipnotica e spettrale a passo di pow wow con piccoli tocchi dissonanti di My Vision e la trance della finale Highway Sun che inizia acida e allucinata e si tramuta in un selvaggio voodobilly. Abstract(ra) è l’album della maturità raggiunta dei Doormen che qui dimostrano di prestare attenzione alla composizione della reale forma melodica ma senza indulgere sul rumore fine a sé stesso. Il loro marchio di fabbrica rimane il passo ipnotico che muta di canzone in canzone ma mantiene un’identità generale e dà all’insieme una sensazione organica. L’album è stato interamente prodotto, composto e suonato dal duo Baruzzi-Malatesta
di Alfredo Cristallo