FLYING VAGINAS Beware Of Long Delayed South

Il nome del gruppo non è granché esaltante, i nickname dei componenti sono esilaranti, il loro nuovo album è frizzante e godibilissimo. I Flying Vaginas sono un power trio proveniente da Morolo (in provincia di Frosinone) il cui sound si colloca in un punto imprecisato fra il pop psichedelico, lo shoegaze e il dark atmosferico: detta così non sembrerebbe niente d’originale,invece la loro tecnica compositiva ha una forza suggestiva decisamente sorprendente in una band così giovane. Loro si sono formati infatti appena nel 2014, si chiamano Wellworm Banana (chitarra,voce), Disappointed Kiwi (basso, voce) e Angry Pineapple (batteria) e dopo un paio di singoli sparsi nelle compilation Sorpresa di Natale (Kevin) e Rockit.it (Happiness And Flour) sono riusciti a pubblicare un mini LP di 7 pezzi And That’s Why We Can’t Have Nice Things (2014) per la MiaCameretta Records che ha spiazzato tutti con le sue atmosfere languide fra pop cerebrali, jingle jangle onirici e rimandi al Paisley psichedelico delle due coste atlantiche (UK e USA) e il twee pop melodico scozzese, permettendo alla band un lungo tour italiano e anche un paio di date in Inghilterra. Il promettente avvio ha dato l’abbrivo per il secondo album Beware Of Long Delayed South, pubblicato nel maggio 2015, sempre dalla MiaCameretta Record, ma che i ragazzi in omaggio alla loro etica DIY e fieramente indipendente hanno prodotto, registrato e mixato da soli.

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Fin dal primo ascolto Beware appare un album più maturo del precedente, otto tracce che stupiscono per la facilità con cui il trio riesce ad assemblare melodie cullate dolcemente nel grembo di accordi limpidissimi, tempeste di feedback e sinistri tribalismi immersi in atmosfere da giallo hard-boiled. La psichedelia melodrammatica di Hollow Skin apre l’album e introduce alle più elaborate Coherence Riot (ninnananna per xilofono moribondo con improvvisi squarci atmosferici di chitarra), Woodland Croon (ballata spettrale alla Mazzy Star, puntellata dal cupo battito della batteria e resa spettrale da un voce che canticchia distante in sottofondo) e Patched Up (a metà fra deliquio contorto e psicodramma maniacale che si avvita su sé stesso fino alla cascata finale di distorsioni lisergiche; come se i Cure avessero Peter Hammill dei Van der Graaf Generator alla voce). Sonic Tiger e Blessed Child, due boogie selvaggi dalle cadenze allucinate, devastati da uragani di feedback sono già cose più semplici, almeno per la media delle loro composizioni mentre il madrigale acustico in miniatura di Interlude, We Walk e la title track, una ballata solipsistica pregna di pathos tragico e intrappolata in un incubo sonoro senza speranza (il wall of sound finale sospeso su un’unica nota di piano) testimonia della loro capacità di cesellare panorami ultraterreni vicini tanto alla pace assoluta della new age quanto al manierismo iperrealista del dark-punk esistenziale. Il sound caleidoscopico dei Flying Vaginas capace di gettare un ponte fra psichedelia e neo-psichedelia, fra velocizzazioni armoniche ottenute dall’incrocio di batteria e twang della chitarra e soprattutto capace di coniare un linguaggio del tutto nuovo dal riciclaggio degli stilemi dei decenni precedenti è una piacevole novità della scena discografica italiana e un buon viatico per le future fortune di Filippo, Ettore e Bubi: si chiamano così ma i cognomi non li sappiamo ancora.

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di Alfredo Cristallo

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